La politica del “qwerty”

A indugiare su Facebook si può finire per credere che la discussione politica si sia ormai ridotta ad una sorta di chiacchiericcio, “indignato”, ma sterile.

Da un po’ di tempo, a Rieti, il sommovimento civico è virtuale. Sui social network, Facebook soprattutto, fioriscono account e gruppi di discussione sui fatti della città e della politica. Quelli più leggeri sono ironici o satirici, popolati da implacabili fustigatori del malcostume. Altri sono la forma “due-punto-zero” di organizzazioni realmente attive nelle contese cittadine. Gli iscritti cercano di tenere seri i toni e fermi gli obiettivi. Si dicono trasparenti e disposti a render conto di tutto a tutti. Risposte a critiche articolate però, non sembrano interessati a darle.

Di certo si sono messe in moto notevoli energie. I ragionamenti toccano ambiente, turismo, urbanistica e sana amministrazione. Alcuni utenti – davvero ammirevoli – paiono averne fatto una ragione di vita. Connessi al network da mattina a sera, dicono la loro un po’ ovunque, seminando parole in quasi tutti i gruppi e le discussioni. Stakanovisti della tastiera, meritano sicura ammirazione. Peccato che le loro fatiche ricordino la favola della montagna che partorisce il topolino. Quando si va a stringere, tolte le banalità su sprechi pubblici, discontinuità amministrativa e nuove(!) forme di democrazia, i pensieri di qualità sono assai pochi.

Non a caso, con l’avvicinarsi delle elezioni, anche tanti politici di prima e seconda fila fondano gruppi e partecipano alla chiacchiera. Il tono della discussione gli è congeniale e qualche carta da giocare ce l’hanno pure. In qualche compagine figurano addirittura consumati agitatori. Se hanno sbiancato la chioma in anni di polemiche e controinformazione senza realizzare nulla di significativo non importa. Oggi l’alternativa si costruisce su internet e nessuno può permettersi di non cadere nella rete.

Dentro o fuori dai network, tanto, la sostanza cambia poco. Qualcosa di buono emerge, ma concentrata com’è sui rifiuti, la mobilità e il rilancio dei commerci, la discussione pare puntare soprattutto verso il basso. Non è un caso, ma il risultato di una impostazione mirata. Il chiamarsi a far le cose «dal basso» è l’uovo di Colombo della nuova politica. E pazienza se, a sentire certi discorsi, pare quasi che la classe dirigente in carica abiti chissà quali vette!

Comunque sia, quella che si fa avanti è una società le cui forze migliori si riducono a desiderare un po’ più di efficienza e pulizia. Va tutto bene, intendiamoci, ma quanta fatica per scoprirsi incapaci di immaginare qualcosa di meglio dell’ordinaria amministrazione! Sindaci bravi a cambiare le lampadine li abbiamo già avuti e il declino della città non si è di certo arrestato per questo, anzi.

È difficile che le buone pratiche possano fondare discorsi e linee politiche. Più facile è immaginare come certe impostazioni si risolveranno in miglioramenti modesti e di facciata. I problemi paiono mal posti: nell’inseguire verde urbano, piste ciclabili e chilometri zero, si dà l’impressione di muoversi tra concetti usurati e codificati altrove, mentre l’impostazione meramente economicista della “valorizzazione” del territorio continua a dominare ogni discorso.

Dentro e fuori dalla rete, la politica dovrebbe avere per argomento le tensioni più alte, la volontà di dare consistenza ad un mondo nuovo, l’aspirazione a liberare le risorse profonde dell’uomo. Si può anche iniziare dal ridurre gli stipendi agli amministratori o dal puntare sulle rinnovabili, ma «cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia» diceva Gesù. Il resto vi sarà dato in aggiunta.

3 thoughts on “La politica del “qwerty””

  1. Paola Cuzzocrea

    David, ti seguo come sempre con interesse e mi piace l’esortazione a cercare prima il Regno di Dio e la sua giustizia. E’ da questa ricerca che parte tutto, è questa ricerca che nella vita di tutti i giorni porta anche alla messa a punto di buone pratiche. Che non sono aride prassi, ma le modalità che le persone scelgono per vivere insieme nel migliore dei modi. Combattendo le ingiustizie ovunque esse si trovino. Ovviamente diventa piuttosto difficile rappresentare queste emozioni su facebook, con le modalità del social network. Il Movimento Rieti Virtuosa ha creato una meravigliosa rete solidale, di persone che, al di là del credo religioso, lo cercano davvero questo mondo migliore, fatto anzitutto di relazioni umane. Non cercarci solo su facebook David, quello è semplicemente un canale di comunicazione. Cerca e guarda in faccia le persone, gli uomini, le donne, i ragazzi, gli anziani che stanno cercando questa nuova strada. Insieme. A presto.

  2. David Fabrizi

    Ti ringrazio per l’attenzione che dedichi a quello che pubblichiamo. Rispetto al modo in cui racconti il mondo che rappresenti non ho nulla da obiettare. L’articolo però non parlava di Rieti Virtuosa, ma del complesso dei ragionamenti che girano su Facebook in questo periodo. C’è il tuo gruppo, ma ce ne sono anche molti altri. A leggerli non mi pare ci sia molto di più di quel che ho riportato. Ciò nonostante mi pareva utile darne conto e proporre una analisi.

  3. moreno imperatori

    l’articolo è molto bello e da conto del qualunquismo che circola, non solo su facebook. Opporsi a questo fiume in piena è difficile, ecco perché tanti politici, anche quelli per bene, cercano di cavalcarne l’onda. Non ci risolleveremo soltanto criticando ma mettendo in campo progetti seri che poi vanno perseguiti… lavorare … lavorare… lavorare. Credo che poco importi la collocazione politica, ma persone che perseguano gli interessi generali, le cose camminano sulle gambe degli uomini.

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