La Passione, tra dolore e speranza, nell’arte del Novecento
Quaranta opere d’arte contemporanea italiana, provenienti dalle collezioni pontificie, raccontano il mistero di Gesù, morto e risorto
Una mostra di potente attualità. Mentre l’umanità segue con apprensione i drammatici accadimenti del conflitto in Ucraina, a Milano, nelle sale del Museo Diocesano Carlo Maria Martini, nel suo ventennale, inaugura l’esposizione “La Passione. Arte italiana del ‘900 dai Musei Vaticani.
Arte contemporanea dai Musei Vaticani
Un’iniziativa che intende mostrare attraverso una raffinata selezione delle opere della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea delle collezioni pontificie, come tra la prima e la seconda guerra mondiale gli artisti italiani abbiano vissuto un periodo di profonda riflessione sulla devastazione causata dalle armi e inevitabilmente per rappresentare la sofferenza di tanti innocenti abbiano tratto ispirazione dalla Passione di Gesù Cristo.
Il Novecento e la Passione
“Moltissimi artisti, non tutti credenti si sono voluti confrontare con questo tema”, spiega Micol Forti, responsabile della sezione dedicata all’arte contemporanea dei Musei Vaticani. “È una dimostrazione di come il rapporto tra arte e chiesa, sebbene talvolta tormentato e inquieto sia stato sempre presente lungo tutto l’arco del secolo”.
Il bacio di Giuda
Il percorso espositivo si apre con alcuni episodi che precedono la Passione di Cristo, come la Flagellazione di Salvatore Fiume o il Bacio di Giuda nell’interpretazione di Felice Casorati e Giuseppe Montanari. Proprio quest’ultimo olio su tela del 1918 è una delle opere più significative secondo Micol Forti: “Difficile scegliere un’opera tra le 40 che abbiamo selezionato. L’immagine di Montanari racconta il bacio di Giuda, il tradimento. L’artista elimina ogni dettaglio del racconto concentrandosi sui due protagonisti. Giuda, un uomo di grossa corporatura, che per baciare il suo maestro, deve alzarsi in punta di piedi sotto una luce lunare di una notte stellata”.