Chiesa di Rieti

La Pasqua è vivere a partire dalla Risurrezione

Dal rogo di Notre Dame alle contraddizioni dell'età della tecnica: nell'omelia della Messa di Pasqua il vescovo Domenico ha indicato come la fede cristiana continui ad essere «un vento nuovo e purificante per il mondo di oggi»

Una riflessione sul rapporto tra la fede cristiana e il mondo contemporaneo: è stata questa la spinta di fondo dell’omelia di mons Pompili in occasione della Messa di Pasqua. Sullo sfondo ci sono il rogo di Notre Dame e la constatazione dell’arcivescovo di Parigi: «Notre Dame è un luogo di vita animato dai cattolici, non un museo per turisti. Nel discorso in tv del presidente, neanche un cenno, come invece sarebbe stato per ebrei o musulmani».

Un dato di fatto che vale una domanda: «perché facciamo così fatica a dire non dico “cattolici”, ma almeno “cristiani”?». A dispetto del «Non possiamo non dirci cristiani» di Benedetto Croce, al giorno d’oggi si coglie «un atteggiamento curioso verso tutto quello che cristiano non è, attribuendovi valore a prescindere. Mentre per ciò che è cristiano vi è una censura e un ritorno a vecchi pregiudizi».

In «quest’avversione che diventa indifferenza», don Domenico ha rintracciato il movimento controcorrente del cristianesimo. Una fede che «va in direzione esattamente contraria a due tendenze di oggi: la frammentazione e il ritorno del “particulare”».

La frammentazione

La frammentazione è l’esito di un mondo che divide: «cielo e terra, corpo e spirito, ragione e sentimento, maschio e femmina, soggetto e oggetto», con il risultato che «siamo sempre più “schizzati”». E lo scenario non è estraneo alla scienza, «che ormai si distingue appena dalla tecnologia». Perché è un sapere che «disgrega il vivente concreto, che è unità».

Procede a qui un «io sempre più astratto e isolato che si distacca da tutto e da tutti e si fida solo di se stesso. Così Dio sparisce dall’orizzonte. Non è necessario ormai. Neanche gli altri. E la specie umana si divide tra “specialisti senza spirito” e “gaudenti senza cuore”. I primi sono come certi esperti che “filtrano il moscerino e ingoiano il cammello”. I secondi smaniano di divertirsi, senza riuscirvi perché manca loro l’affezione che è ridotta a pura emozione. Senza affezione non c’è gioia, ma solo noia».

Il “particulare”

Quanto al ritorno del “particulare”, il vescovo ha spiegato che corrisponde alla «perdita di una visione universale proprio nel momento in cui il mondo globalizzato si è fatto piccolo». E la contraddizione diviene evidente se consideriamo che proprio mentre «da un satellite possiamo vedere la terra come la vede Dio, cioè un pianeta sospeso nello spazio», si continua a dire «prima noi». Quasi non fossimo tutti parte di «un unico mondo immerso nel blu», nel quale «tutto è connesso».

La forza del cristiano

Nel mezzo di questo tempo di contraddizioni, a testimoniare la vitalità del cristianesimo sono stati i parigini fuori Notre Dame. Pregando e cantando hanno dimostrato che «il cristianesimo non è un museo da visitare, ma gente viva che si muove nel mondo con una speranza». Per dirla con le parole di Dietrich Bonhoeffer, «a partire dalla resurrezione di Cristo può spirare un vento nuovo e purificante per il mondo di oggi. Se due uomini credessero a ciò, e nel loro agire sulla terra si facessero muovere da questa fede, molte cose cambierebbero. Vivere a partire dalla resurrezione: questo significa Pasqua».