La memoria di Massimo Rinaldi nella chiesa di San Domenico

«Ci troviamo in questa chiesa grande, bella e ricca di storia, con le sue sofferenze del passato e il suo splendore nel presente. La chiesa di San Domenico: era un sogno di mons. Rinaldi concludere il suo servizio episcopale nella Chiesa di Rieti restituendo alla comunità cristiana la chiesa di San Domenico, che allora era in cattivissime condizioni. Era una scelta che contrastava con la volontà di qualcuno di cancellare questo monumento, questa chiesa in cui la comunità cristiana, dal 1200 in poi, ha vissuto, operato, annunciato la parola del Signore. Viviamo questo anniversario della morte di mons. Rinaldi, in questa chiesa recuperata e restituita al culto, sapendo che questo edificio materiale serve per costruire una Chiesa spirituale, che in qualche modo faccia di ciascuno di noi tempio vivo del Signore».

Così il vescovo di Rieti, mons. Delio Lucarelli, nel pomeriggio del 31 maggio, durante la celebrazione per il settantaduesimo anniversario della morte del venerabile Massimo Rinaldi.

«Nel ricordare Massimo Rinaldi – ha proseguito il presule – sentiamo di dire: “Signore, è stato un tuo dono alla nostra Chiesa”. Giovane sacerdote a Rieti, aderisce alla comunità scalabriniana e la serve. Aderendo alle finalità della congregazione va in Brasile, terra lontana in cui tanti italiani erano emigrati per cercare qualche segno di speranza. Mons. Rinaldi va in contro a questi fratelli per farsi carico della fatica della emigrazione, per sostenere la fatica del consolidarsi in una terra nuova, per aiutarli a mantenere i valori dello spirito che sono necessari in qualsiasi parte del mondo ci si possa trovare. Massimo Rinaldi serve queste comunità, questi fratelli; li porta a sperare in un futuro migliore. Poi la congregazione lo richiama a Roma, dove serve come Superiore. Quindi viene eletto vescovo di Rieti».

«Non so se mons. Rinaldi abbia accettato volentieri o meno di fare il vescovo. Certamente il Papa si sentì rappresentare le sue perplessità. In ogni caso – prosegue mons. Lucarelli – servì con amore la nostra Chiesa e noi lo ricordiamo con tanto affetto e con tanta stima. Il suo servizio nella Chiesa di Rieti non era facilissimo. Non è facile neanche oggi. Ma il territorio allora era difficile da governare nella sua realtà montuosa, nella sua realtà priva di mezzi di comunicazione e di trasporto. Massimo Rinadi fece tanta strada nella realtà della Diocesi. Noi lo ricordiamo e gli siamo grati».

«Ma a noi oggi – ha concluso il vescovo di Rieti  – tocca il compito di cogliere gli aspetti più veri e più autentici della sua spiritualità, di una personalità tutta volta all’attenzione e al servizio per i fratelli. Questo suscita in noi sentimenti di ammirazione e venerazione. Invochiamo in qualche modo la sua presenza intorno a noi e diciamo: “Signore facci essere portatori di qualche seme di quella speranza che il vescovo Rinaldi ha diffuso in tanta parte del mondo”. Anche noi, nel nostro mondo dobbiamo essere portatori di speranza. Che il Signore ci aiuti e ci sostenga».