Anniversario Sisma 2016

La luce e la speranza della notte di Amatrice

Una memoria autentica perché difficile: «È questa - ha notato il vescovo Domenico - l’anima della veglia del 24 agosto ad Amatrice»

Una memoria autentica perché difficile: «È questa – ha notato il vescovo Domenico – l’anima della veglia del 24 agosto ad Amatrice».

Difficile perché toglie il sonno, spezza la notte, obbliga l’attesa nel freddo. Costa la fatica di ricordare gli episodi più dolorosi, ma ha una sua ricompensa se l’oscurità si attraversa per ritrovare la luce e il calore, per fondare sul ricordo un’aspettativa di futuro.

Iniziato poco dopo la mezzanotte, il percorso che ha condotto alle 3.36 quanti si sono ritrovati nel campo sportivo ha fatto affidamento sulle gambe oltre che sui cuori. A piedi, infatti, si è tornati tra quanto è rimasto del centro storico del paese: poco più di quanto le abitudini visive di ciascuno riescano a ricostruire. Nella spianata creata dalle demolizioni, solo le fioche luci della fiaccolata hanno rischiarato i passi. Ma il buio non è mai stato assoluto: bassa sul profilo dei monti dominava la costellazione dell’Orsa Maggiore e tutto il cielo si è mostrato fitto di stelle. Quasi a dire che a volte occorre una quota d’oscurità per scovare i punti fermi.

Per i tanti che sono infine rientrati sul campo di calcio di Amatrice sono di certo i nomi di chi ha perso la vita nel terremoto: un lungo elenco letto per intero al quale hanno fatto eco altrettanti colpi di gong. Infine si è reso omaggio ai caduti lasciando le candele ancora accese ai piedi del memoriale nel parco comunale. E dopo la benedizione del vescovo, un augurio di buonanotte consapevole che, sopraffatti dai sentimenti, in pochi riusciranno a dormire.