La II GMG del 1987 in Argentina

In occasione della II Giornata Mondiale della Gioventù, san Giovanni Paolo II, nell’aprile del 1987, convocò i giovani in Argentina, a Buenos Aires. Fu la prima GMG con una dimensione internazionale, successivamente organizzata con cadenza biennale, almeno fino al 1997.

L’occasione si realizzò all’interno della visita apostolica che il Pontefice effettuò in America latina, il “continente della speranza”, per usare le parole che Egli pronunciò nel messaggio del 30 novembre 1986.

La speranza e la testimonianza sono i nuclei centrali del testo da Lui redatto e diretto ai giovani, parole direttamente riconducibili al tema portante della GMG: l’amore di Dio. Papa Wojtyla citò se stesso parlando ai giovani dell’amore, quando riprese il n. 10 dell’Enciclica “Redemptor Hominis”: “L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente”.

Queste parole sintetizzano bene la riflessione che il Papa propose ai giovani, indicando nelle parole riportate in 1Gv 4,16, il riferimento biblico della GMG 1987. Amore, speranza e testimonianza, tre anelli di un’unica catena che i giovani vennero chiamati ad afferrare. La vita, senza amore, non ha senso. Senza amore l’uomo non può comprendersi, non può dare risposte a se stesso. L’amore infatti implica l’incontro e il confronto, l’apprezzarsi e il venirsi incontro, il capire e il capirsi, riconoscere l’altro e essere riconosciuto dall’altro. Senza amore non sappiamo chi siamo, non possiamo sperare, non possiamo testimoniare.

In una stagione della vita così delicata e intesa come quella della giovinezza, fermarsi, riflettere e sperimentare il valore dell’amore è indispensabile per gettare le basi del proprio futuro, per iniziare a interrogarsi sulle scelte da prendere. Ecco quindi l’altro tema che riprese Papa Giovanni Paoli II: la vocazione. Il Papa chiamò i giovani a divenire “uomini nuovi”, capaci di scorgere le insidie dell’effimero e il vuoto che esso lascia nell’anima. Invitò tutti a “crescere in umanità, a porre come priorità assoluta i valori dello spirito, (…) riconoscendo e accettando sempre più la presenza di Dio nella vostra vita, la presenza di un Dio che è Amore”.

Conoscere l’amore e crescere in esso è sia la prospettiva che quotidianità della vita, è il continuo presente del cristiano, ma anche la sua memoria e la sua attesa, è l’infinito che siamo chiamati a sperimentare nella finitudine. L’amore non guarda lo scorrere del tempo, il Papa lo ricordò anche quando, riferendosi a Giovanni, l’autore del testo preso a riferimento per la GMG, affermò che l’apostolo “(…) seguì il Signore fin da giovane, crescendo in tale fede ed amore fino alla vecchiaia. Proprio alla fine dei suoi giorni sulla terra egli scriveva: “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio e amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1 Gv 4, 16).

È questa una commovente testimonianza di ciò che chiamiamo anche gioventù cristiana dello spirito, che consiste nel rimanere sempre fedeli all’amore di Dio. L’unione con Dio ci fa crescere ogni giorno in tale gioventù. Al contrario, tutto ciò che ci separa da Dio – il peccato con tutte le sue conseguenze – è cammino certo di invecchiamento interiore, di anchilosamento e di torpore per conoscere e vivere la continua novità dell’amore di Dio, che ci è stata rivelata in Cristo”.

Un messaggio sempre attuale, un altro modo per dire ai giovani che se vogliono rimanere giovani, devono cercare e vivere l’amore di Dio, rimanergli accanto significa mantenersi giovani nello spirito e non perdere, nonostante il passare degli anni, la serenità e la saggezza. Allontanarci da Lui significa invecchiare, ma non è alla dimensione fisica che il Papa intendeva riferirsi.