La parole del Papa

La fonte della pace

Francesco al Regina Coeli: siamo tutti invitati ad aprire «il nostro cuore alla pace, alla gioia e alla missione, che è annuncio della misericordia divina, gioiosa testimonianza del suo amore che trasforma e redime»

Domenica della Divina Misericordia, dal 30 aprile 2000, per volere di san Giovanni Paolo II. Domenica in cui viene proclamato il Vangelo di Giovanni della duplice manifestazione del Signore risorto, nel cenacolo: una prima volta, la sera della resurrezione, una sera in cui lo sconforto e lo scoraggiamento regnano nei cuori dei discepoli, che non hanno creduto né a Maria di Magdala, che ha annunciato loro la resurrezione di Gesù e l’incontro con lui, né al discepolo che aveva visto il sepolcro vuoto, né alla promessa di Gesù: “Dopo la mia scomparsa ancora poco e mi vedrete”. Quella sera l’apostolo Tommaso era assente, non così la seconda volta, otto giorni dopo. È il primo giorno della settimana, il giorno della resurrezione del Signore, ma anche quello in cui il Risorto si rende presente in mezzo ai suoi discepoli. Dopo la resurrezione, il Signore è presente in mezzo ai suoi, nel Cenacolo, otto giorni dopo, così come ogni otto giorni i fedeli si ritrovano per celebrare e fare memoria della Pasqua.

Tommaso è l’apostolo incredulo, ha bisogno di toccare con mano per essere sicuro di trovarsi di fronte a Cristo. È l’immagine della comunità dei credenti di ogni tempo: assente la prima sera, ma si raduna ogni otto giorni per fare memoria della Pasqua, che nella fragilità, nell’incertezza, ha bisogno di un segno, di toccare per credere. C’è anche un altro aspetto da sottolineare. Cristo incontra, per due volte, i suoi discepoli: la comunità può essere anche segnata da assenze, ma lui è comunque lì, pronto a vincere le incredulità, a lasciarsi toccare, ad accompagnare la fatica della ricerca. Lo ricorda Papa Francesco al Regina Coeli, e dice: “Il Risorto reca l’autentica pace, perché mediante il suo sacrificio sulla croce ha realizzato la riconciliazione tra Dio e l’umanità e ha vinto il peccato e la morte. I suoi discepoli per primi avevano bisogno di questa pace, perché, dopo la cattura, e la condanna a morte del Maestro, erano piombati nello smarrimento e nella paura”.

Non ci sono porte chiuse per il figlio di Dio, non c’è incredulità che non possa essere vinta. E anche quel toccare di Tommaso è un “oltre” che avvolge tutti noi; Papa Benedetto XVI lo sottolineava dicendo: “Toccando le ferite del Signore, il discepolo esitante guarisce non solo la propria, ma anche la nostra diffidenza”.
Quelle ferite, per Papa Francesco, “costituiscono la fonte della pace, perché sono il segno dell’amore immenso di Gesù, che ha sconfitto le forze ostili all’uomo, cioè il peccato, il male e la morte”. Tommaso ha bisogno di toccarle per credere, poi pronuncia la più alta professione di fede: mio Signore e mio Dio. Qui si rivela il grande amore di Gesù che sa aspettare, comprendere, sperare: Gesù non abbandona, non taglia i ponti, sa perdonare, Dio ci aspetta sempre, come ricordava Francesco nella sua prima Pasqua da Papa.

C’è poi un secondo dono che Gesù risorto porta ai discepoli: la gioia. Giovanni, nel suo Vangelo riferisce che i discepoli gioirono al vedere il Signore. “Il tempo pasquale è tempo di gioia”, ricorda Francesco, che aggiunge: “La risurrezione di Gesù è il motivo più grande della nostra gioia; lui ha annientato gli ostacoli e le forze negative del mondo, che ci impediscono di essere lieti. Così la nostra esistenza, grazie alla sua morte e risurrezione, è caratterizzata da positività e speranza, e ciò per noi è motivo di vera gioia”.

C’è inoltre un terzo dono che Gesù consegna ai suoi discepoli: la missione. “La risurrezione di Gesù – ricorda il Papa – è l’inizio di un dinamismo nuovo di amore, capace di trasformare il mondo con la potenza dello Spirito Santo”. Un compito che Gesù risorto affida ad ogni cristiano: annunciare la sua risurrezione. “Ogni battezzato è chiamato a trasmettere i doni divini della pace e della gioia, continuando così la missione salvifica di Gesù nel mondo, ciascuno secondo la propria vocazione”. In questa domenica siamo tutti invitati ad aprire “il nostro cuore alla pace, alla gioia e alla missione, che è annuncio della misericordia divina, gioiosa testimonianza del suo amore che trasforma e redime”.

Fabio Zavattaro per il Sir