La Festa Europea della Musica a riporta in primo piano il vinile a Rieti

Ha preso il via giovedì 16 giugno l’edizione 2016 della Festa Europea della Musica a Rieti. L’iniziativa, che vede l’intero continente celebrare l’arte dei suoni, quest’anno in città ha allargato i suoi orizzonti dalla musica eseguita a quella registrata. Nella sala mostre ricavata sotto i portici del Municipio, infatti, ha trovato posto una significativa mostra di vinili, promossa da Musikologiamo, che coinvolge diversi collezionisti della città centro d’Italia e che si accompagna a conversazioni ed esibizioni musicali.

Alle pareti dello spazio espositivo un piccolo campionario, che speriamo venga ulteriormente arricchito, nel quale vengono presentate pietre miliari della storia del rock (Pink Floyd, John Lennon, Stevie Wonder), ma anche affiancate registrazioni poco comuni come The Theatre Of Eternal Music di La Monte Young a edizioni particolari di icone della pop music. Di Sting, ad esempio, è presente una stampa in 12 pollici (ma ne esiste anche una in 10 pollici) dell’Ep …Nada como el sol, sul quale sono incise le versioni in portoghese e spagnolo di cinque tracce estratte dall’album capolavoro …Nothing Like the Sun.

Particolarità a parte, la mostra sembra un modo per sottolineare come gran parte dell’esperienza musicale contemporanea sia legata in vario modo alla fonografia, riportando alla ribalta il disco non come semplice surrogato del concerto, ma in quanto oggetto culturale complesso, composto non solo dal contenuto musicale, ma pure dalle immagini delle copertine, dalle note sulla registrazione, dalla presenza o meno dei testi sulla busta.

Senza contare l’aspetto pratico – verrebbe da dire “rituale” – dell’ascolto, che viene anticipata da una serie precisa di gesti (l’estrazione del disco, la sua pulizia, la sistemazione sul “piatto” e il posizionamento della puntina), drasticamente ridotti dall’avvento del Compact Disc e definitivamente tramontati con il farsi avanti della musica “liquida” e di servizi come Spotify.

Ma non si tratta di fare nostalgia, ne si possono negare i tanti vantaggi portati agli appassionati dall’evoluzione tecnologica. Il punto è che questa trasformazione interroga sul mutato ruolo della riproduzione musicale, anche dal punto di vista sociale. Con i formati sono infatti cambiate le modalità di ascolto. Al tempo del vinile, il disco rappresentava spesso un momento di incontro, di ascolto collettivo. Il diffondersi degli iPod e della riproduzione dai cellulari ha invece virato le abitudini degli ascoltatori verso gli auricolari, rendendo il rapporto con la musica registrata esclusivo, solitario, quasi autistico.

E la mostra di dischi in vinile promossa sotto il Comune apre ad un’ultima riflessione. Sebbene la musica oggi in circolazione sia quasi sempre “compressa” per risparmiare memoria, come nel caso del formato Mp3, con una conseguente perdita di qualità, l’idea del digitale si accompagna sempre più spesso all’idea dell’alta definizione. Il concetto in se non è sbagliato, ma stupisce come al tempo del disco nero si ponesse quanta più cura possibile agli impianti di riproduzione sonora, facendo segnare l’epoca d’oro dell’Hi-Fi, mentre ai nostri giorni sempre meno persone aspirano ad ascoltare a musica “come si deve”, accontentandosi dell’autoradio o, nel peggiore dei casi, al gracchiante altoparlante del proprio cellulare.

Quasi peggio del povero “mangiadischi” e delle fonovalige del tempo che fu.

Foto di Samuele Paolucci.