La donna che cambiò il volto dell’Inghilterra: la “Iron Lady”, di Phyllida Lloyd

Reagan la definì “il miglior uomo d’Inghilterra”. I sovietici le diedero affettuosamente l’appellativo di “donna di ferro”. Per la Storia, lei è la donna che ha cambiato radicalmente e profondamente il volto della Gran Bretagna.

Margaret Thatcher è nata a Grantham nel Lincolnshire il 13 ottobre del 1925. Figlia di un droghiere, si è laureata presso l’università d’Oxford, e fin da giovanissima si è occupata di politica diventando presidente di un’associazione studentesca conservatrice. La sua passione per la politica l’ha guidata fino a Dartford nel Kent dove partecipò alle elezioni del 1950, nelle quali non riuscì a sconfiggere il candidato Labour, ma conquistò lo stesso molto consenso che ridusse il gran vantaggio che il Partito Labour aveva in città.

Proprio nel partito conservatore del Kent conobbe Denis Thatcher che sposò nel 1951 e dal quale ebbe due figli Mark e Carol. Fu una delle poche donne, in un parlamento prettamente maschile, ad essere eletta alla Camera dei Comuni. Nel 1961 divenne Segretario parlamentare al Ministero delle Pensioni, carica che mantenne fino al 1964, quando i conservatori persero le elezioni. Nel 1970, i conservatori tornarono al governo e la Thatcher divenne Ministro dell’Istruzione, ma fu costretta a promuovere politiche spesso impopolari a causa dei tagli operati dal governo. Dopo la sconfitta alle elezioni nel 1974 decise di candidarsi per la leadership del partito diventando così, nel febbraio 1975, la prima donna a ricoprire tale carica. Durante la fine degli anni ’70, Margaret non fece altro che aumentare la propria popolarità, che le valse nel 1979 alla nomina di primo ministro. Con il suo discorso che riprendeva le parole di San Francesco D’Assisi, la Thatcher inaugura il suo mandato come prima donna alla guida di un paese.

Da Primo ministro, s’impegnò per rovesciare il declino economico che interessava il Regno Unito ormai da qualche decennio, e per restituire al Paese un importante ruolo nel panorama internazionale. In quanto filo-monetarista, Thatcher incrementò il tasso d’interesse per ridurre l’inflazione ed aumentò l’IVA, preferendo la tassazione indiretta a quella diretta; questi interventi colpirono soprattutto l’industria manifatturiera, e la disoccupazione finì per raddoppiare in poco più di un anno. Negli anni successivi queste manovre si rivelarono efficaci per risanare l’economia del paese.

Importantissima fu la politica estera della Lady di ferro, soprattutto quando la giunta militare dell’Argentina rivendicò le Isole Falkland, territorio britannico, ordinandone l’occupazione da parte dell’esercito. La Thatcher inviò una task force navale per riprendersi le isole; l’operazione fu un successo e favorì un’ondata di patriottismo nel Regno Unito. La vittoria contro l’Argentina e la scissione del partito laburista, fecero guadagnare alla Thatcher e al partito conservatore altri tre mandati, l’ultimo ebbe fine alle soglie degli anni 90.

L’Iron Lady rivestì il ruolo di primo ministro per circa undici anni e mezzo. Il film di Phyllida Lloyd (già regista di Mama Mia) mostra tutto questo, mostra anche una Thatcher (interpretata meravigliosamente da una splendida Meryl Streep) più intima e più segreta. Una donna che rivive nel suoi ricordi. Una donna che continua a vivere la sua storia con il marito, morto da anni, attraverso le sue visioni. Infine mostra una donna che si sente sola quando la telecamera si spegne e lascia in penombra la sala da pranzo. La Lloyd ha saputo puntare sagacemente il riflettore su quella che potrebbe essere definita “la solitudine dei numeri primi”, elemento che ritroviamo anche in film come “Milk” di Gus Van Sant e “Il Divo” di Sorrentino.

Quella solitudine, che porta le persone alla lotta spietata per il raggiungimento dell’obiettivo, e che talvolta porta a sacrificare gli aspetti più privati della propria esistenza.

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