La dignità nel vivere e nel morire / 6

Quale morte? La dignità del morire

È una morte degna quella di chi ha assicurata la cura della propria persona e le terapie proporzionate.

È una morte degna quella di chi può godere delle cosiddette “cure palliative”, destinate a rendere più sopportabile la sofferenza nella fase finale della malattia. Anche mediante il ricorso a tipi di analgesici e sedativi che hanno collateralmente l’effetto di abbreviare la vita e perdita di coscienza.

È una morte degna quella di chi è accompagnato dall’attenzione amorosa e costante di altre persone.

È una morte degna quella di chi “muore per il Signore”: vive la propria morte come atto di fiducioso abbandono al Signore.

È una morte indegna quella di chi viene privato delle terapie proporzionate e della cura della sua persona o viene sottoposto ad accanimento terapeutico.

È una morte indegna quella di chi viene privato di cure palliative.

È una morte indegna quella di chi viene abbandonato nella sua solitudine di fronte alla morte.

È una morte indegna quella di chi credente nel Cristo, non unisce le sue sofferenze a quelle di Gesù per la salvezza dell’umanità.

Se, infine, una legislazione civile rinunciasse al principio che la vita umana è un bene che non è a disposizione di nessuno, legittimando il suicidio assistito o l’abbandono terapeutico, toglierebbe uno dei pilastri, anzi la colonna portante di tutto l’edificio spirituale costruito sulla base del riconoscimento della dignità della persona. Sarebbe questione di tempo, ma la rovina sarebbe totale.