La dignità nel vivere e nel morire / 1

Venerdì 14 agosto 2009, appena passato, in un piccolo paese di nome Montemonaco in provincia di Ascoli Piceno, al centro del Parco dei Monti Sibillini, nel pomeriggio si è tenuta una partita di calcetto. Improvvisamente un forte temporale estivo e un fulmine uccide carbonizzando un mio amico e parente di nome Augusto. Questa morte terribile e improvvisa mi ha turbato fortemente e nel mio cervello è incominciata una domanda: esiste la dignità nel vivere e nel morire? Tramite le pagine di Frontiera cercheremo insieme di rispondere a queste difficili domande.

Dignità della persona umana (1)

Vorrei partire da un fatto che molti di noi compiono ogni mattina: andare in edicola e comperare il giornale. Se non lo sa già, noi indichiamo semplicemente il nome del giornale all’edicolante. Se poi, avuto il giornale in mano, decidessimo che vogliamo, per esempio, il settimanale Frontiera, ma non precisamente quella copia effettivamente consegnatami, ma un’altra, l’edicolante avrebbe il diritto di pensare che non siamo completamente sani di mente. Ogni copia dello stesso giornale è copia identica dello stesso modello; l’una perfettamente uguale all’altra; c’è solo una differenza numerica, nel senso che ciascuna copia è nella serie dei numeri di Frontiera di quella settimana.

La condizione di ogni copia del giornale ci aiuta a percepire per contrarium la persona. Detto in altri termini, il modo di essere proprio delle persone è singolare; non è seriale; e quindi non può essere denominato come un «essere-così e così». La denominazione di una persona non può essere sostituita da nessuna descrizione.

Per denominazione intendo, quell’operazione della mente che conosciuta una cosa le da il nome che serve a farne conoscere la natura o la funzione cui è destinata.

Dicendo persona non indico un individuo rispetto alla sua natura, così come se dico cane, indico un essere vivente che posso descrivere attraverso proprietà precise (cane: animale che… ecc.). Dicendo “persona” indico invece il modo di essere degli individui nella natura umana.

Questa osservazione ci conduce all’individuazione decisiva del concetto di persona: quale è il modo di essere nella natura umana che è proprio della persona? Possiamo connotarlo come l’essere in se stessi e per se stessi, e quindi di se stessi. La persona esiste in modo tale nella sua natura. Diciamo pure: possiede la natura umana donataci direttamente da Dio, e di tale natura è padrona. Non nel senso che le persone non hanno alcuna natura e sono esse stesse che la costituiscono e la determinano, ma nel senso che le persone sono antologicamente capaci di decidere il loro modo di essere nella natura: il loro modo di essere conformemente o difformemente da essa. Anche se l’uso di questa capacità è condizionato da vari fattori, quali per esempio l’età, lo sviluppo o altre condizioni di salute.

Possiamo dire senza ombra di dubbio, che ogni persona designa un essere originariamente proprio, che non troviamo in nessun altro individuo.