La crisi (forse) sta passando

Secondo le “Previsioni” della Commissione si avvicina il momento della ripresa. Ma restano disoccupazione e tanta incertezza.

Mentre a Bruxelles il commissario Ue agli affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, annunciava il 5 febbraio “una graduale ripresa in Europa”, e una discreta performance anche per la Grecia, ad Atene la Borsa stava crollando e i risparmiatori si accalcavano agli sportelli automatici di prelevamento delle banche per mettere al sicuro – questa almeno la speranza – i propri risparmi. La decisione della Bce di dare uno stop ai trasferimenti alle banche elleniche sta tenendo banco nelle sedi Ue (anche in vista dell’Eurogruppo e del Consiglio europeo della prossima settimana), più ancora delle stesse Previsioni d’inverno. Secondo le quali si “annuncia per quest’anno una ripresa della crescita delle economie di tutti gli Stati membri dell’Unione, che era ferma dal 2007”.

Velocità moderata. Nel corso del 2015 “l’attività economica dovrebbe ripartire a velocità moderata” nell’Ue28 e nella zona euro (19 Stati), afferma la Commissione, “per poi registrare una ulteriore accelerazione nel 2016”. Quest’anno il tasso di crescita complessivo “dovrebbe salire all’1,7% per l’intera Ue e all’1,3% per la zona euro”. Nel 2016 la crescita annua dovrebbe raggiungere rispettivamente il 2,1% e l’1,9% “grazie all’aumento della domanda interna ed estera, a una politica monetaria molto accomodante e a un orientamento sostanzialmente neutro della politica di bilancio”. Peraltro le prospettive di crescita in tutta Europa “sono ancora frenate da un contesto poco favorevole agli investimenti e da un’elevata disoccupazione”. Giocano invece a favore la contrazione dei prezzi del petrolio, il “notevole deprezzamento” dell’euro (che favorisce l’export), l’allentamento quantitativo (quantitative easing) deciso dalla Bce e il piano di investimenti definito dalla Commissione.

Previsioni al rialzo. “Abbiamo potuto rivedere al rialzo le previsioni economiche”, ha spiegato Moscovici presentando il documento previsionale dell’Esecutivo; “ci sono segnali positivi”; nel 2015 e 2016 “si risconterà una diminuzione degli effetti della crisi”. L’Europa – stando al politico francese – si avvia a uscire dalla crisi, anche grazie ai “primi effetti delle riforme” attuate dagli Stati per contenere deficit e debiti pubblici” e per favorire gli investimenti. Moscovici segnala alcuni problemi che permangono, a partire dal livello troppo basso dei prezzi (deflazione). Buona la ripresa in alcuni Paesi: la Germania è solida, Francia e Italia stanno riprendendo quota, bene Regno Unito e Polonia, ok i Paesi scandinavi e baltici così come la Romania e la Slovacchia, risalgono Spagna e Irlanda. “Per la Grecia – puntualizza – si prevede una crescita del 2,5% per quest’anno”, ma occorre rimanere “nel quadro delle riforme”. Ogni Paese ha, poi, le sue specificità: alcuni sono avvantaggiati dall’export e dalla solidità del sistema bancario che favorisce gli investimenti, altri dal modesto costo del lavoro, altri ancora da un maggior grado di produttività.

Tante incertezze. Il vicepresidente dell’Esecutivo Ue e responsabile per l’euro e il dialogo sociale, Valdis Dombrovskis, dal canto suo riflette: “L’Europa è giunta a una svolta critica. Il contesto economico è propizio a una crescita duratura e alla creazione di posti di lavoro. Cominciano a farsi sentire gli effetti delle riforme conseguenti alle dolorose scelte politiche che la crisi ha imposto ai governi. Dobbiamo imprimere maggiore slancio al processo di riforma per rafforzare la crescita e fare in modo che si traduca in un aumento del reddito dei cittadini”. “La Commissione – aggiunge – rispetta gli impegni assunti su tre fronti principali: investimenti, riforme strutturali e responsabilità di bilancio. A questo punto il testimone passa agli Stati membri. Qui si vedranno i nostri risultati”. Eppure dalle stesse Previsioni si evince che “l’incertezza in merito alle prospettive economiche attuali è sostanzialmente aumentata”: “ciò è dovuto alle tensioni geopolitiche, alla rinnovata volatilità dei mercati finanziari sullo sfondo delle divergenze di politica monetaria tra le grandi economie e a un’attuazione incompleta delle riforme strutturali. Un periodo prolungato di inflazione molto bassa o negativa comprometterebbe inoltre le prospettive di crescita”.

Il lavoro non cresce. Resta il nodo, irrisolto, dell’occupazione. “La progressiva intensificazione della crescita economica andrà di pari passo con l’aumento della creazione netta di posti di lavoro”, promette l’Esecutivo. I mercati del lavoro “dovrebbero risollevarsi”, ma l’arco temporale è di un paio d’anni almeno. Comunque “la crescita economica non basterà a determinare un miglioramento sensibile. Nel 2015 il tasso di disoccupazione scenderà al 9,8% nell’Ue e all’11,2% nella zona euro”. Nel frattempo il lavoro aumenta in Germania, Austria, Paesi Bassi, Regno Unito, Ungheria; altamente problematica la situazione occupazionale in vari Paesi fra cui Grecia, Spagna, Croazia, Cipro, Italia, Portogallo, Slovacchia.