La città delle acque… sporche

Bella la retorica sulla città delle acque, ma non tutte sono chiare e fresche. Ci sono pure le fogne e non tutte sembrano a posto. Ce lo ha raccontato Benito Rosati, conosciutissimo “uomo sandwich” di Rieti e attento osservatore del territorio e dei suoi problemi.

Benito, tutti ti conoscono per le battaglie che fai come “uomo sandwich”. Ma da un po’ di tempo stai dando battaglia anche su Facebook. In questo periodo batti particolarmente sul tasto delle acque. Che succede?

È appena passata la giornata mondiale dell’acqua. Sarebbe troppo comodo affrontare il tema in modo celebrativo una volta l’anno. Le cose sono più complicate. Ne doveremmo parlare tutti i giorni: in fondo l’acqua siamo noi…

D’accordo, ma andiamo alle cose concrete…

Da due o tre anni sto segnalando diverse fogne a cielo aperto. Non sono neanche difficili da trovare. Basta, se ci capiamo, andare “a naso”. Una, ad esempio, si trova dietro allo stadio, sulla Terminillese. Non si capisce esattamente di che scarichi si tratti. Qualche amico sospetta che alcune case di Campoloniano non abbiano allacci alla fogna vera e propria e mandino lì le acque. Difficile dirlo con certezza senza vedere le carte. Comunque sia, ci dovremmo preoccupare del fatto che queste acque finiscono nel Cantaro. Magari qualcuno le usa pure per innaffiare. E alla fine del giro, il tutto finisce nel Velino.

E nessuno fa niente?

L’unico che aveva iniziato a metterci mano era l’assessore all’Ambiente della Provincia Beccarini. Oggi, ovviamente, nessuno se ne preoccupa più.

Ma non è la sola criticità…

No di certo. Proprio di fronte all’Ospedale, all’incrocio che porta al nuovo deposito ASM, c’è un altro scarico a cielo aperto. Anche questo ha un forte odore di fogna. E guarda caso il tubo sembra messo in direzione dell’abitato. Anche queste acque sporche finiscono in un fosso, e da lì, nuovamente nel Velino. E come se non bastasse c’è almeno un terzo caso, sempre in zona, di scarichi che seguono la stessa sorte.

Nelle foto che pubblichi su Facebook si vedono sempre acque schiumose, gialle, putride, stagnanti…

Certo: al di là della retorica sulla “città delle acque”, della ricchezza idrica del territorio, delle giuste rivendicazioni sul sistema Peschiera – Le Capore, la situazione è questa. Qualunque fosso, qualunque corso d’acqua seguiamo, ad un certo punto lo troviamo maltrattato, compromesso, inquinato. E quando le acque si salvano, rimane il problema degli argini. Ancora oggi, i fiumi e i torrenti sono tra i luoghi preferiti dai reatini per fare le discariche abusive.

E le istituzioni fanno poco e niente…

Ammettiamo che le difficoltà del momento sono tante. Sia sulle acque che sulla raccolta differenziata però, non servirebbe un grosso investimento. Il dato nuovo, oggi, è che in tanti sono diventati consapevoli del problema ambientale. Gli amministratori non hanno più scuse da mettere davanti ad una colpevole inerzia. E in fondo non ne avrebbero nemmeno bisogno. Quello che si aspetta la gente, oggi, è almeno un segnale, una indicazione di cambiamento. Probabilmente poi sarebbero in tanti a volerci mettere del loro.

Anche perché l’emergenza è sempre dietro l’angolo…

Proprio così. Magari siamo tutti un po’ distratti dalle difficoltà di quotidiane: dal lavoro che manca, dalle famiglie che arrancano, dalla politica impantanata. Ma i problemi non svaniscono per questo. Anzi. Pensiamo alla raccolta differenziata. Il tempo per portarla almeno al 65% è scaduto da un pezzo. E siamo ancora a caro amico.

Ce ne dovremmo preoccupare?

Beh, se la discarica di Viterbo non ne volesse più sapere dei nostri scarti, dove li metteremmo? Sarà il caso di pensare per tempo ad un modo sano di tenere pulita la nostra città? O ci deve pensare sempre qualcun altro e nel bel mezzo di una emergenza? E dire che ci sono talmente tanti successi nel campo del trattamento dei rifiuti in giro per l’Italia, anche vicino a noi, che basterebbe giusto copiare…