Chiesa

La Chiesa umile e credibile di don Marella

Per i bolognesi era la «mano di Dio». Come spiega in questo intervento il cardinale arcivescovo di Bologna, «attraverso l’elemosina come pratica di giustizia ha reso la città più solidale»

Pubblichiamo qui la prefazione del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, al breve profilo biografico Padre Marella. Mano di Dio, mano di carità, mano di perdono (Editrice missionaria italiana, pagine 48, euro 5, in questi giorni in libreria) curato da Claudia D’Eramo e impreziosito di numerose fotografie d’epoca. Padre Marella verrà beatificato il 4 ottobre prossimo nella città che l’ha visto attivo a favore di ragazzi in difficoltà, Bologna, la sua città d’elezione (era nato a Pellestrina, nella laguna veneta), dove aveva anche insegnato all’università. Una cerimonia, quella della beatificazione, che certificata la grandezza evangelica dell’esistenza di padre Marella, una vita spesa a servizio dei più poveri, la cui memoria è ancora molto viva a Bologna.

«Caritas Christi urget nos» (2Cor 5,14). L’amore di Cristo ci sollecita, ci spinge, non ci lascia tranquilli, ci inquieta. L’amore vero sazia e, allo stesso tempo, è sempre in ricerca. Ecco perché la storia di padre Marella e la sua testimonianza sono molto più complesse e molto più ricche di quanto possano apparire a prima vista. La sua figura è profonda, molto spirituale, sempre animata dall’amore per Cristo, per il quale è capace di affrontare anche prove dure e severe. La sua intelligenza è raffinata, non esibita, capace di dare speranza a chi ne è privo. Le sue ricercate e ponderate scelte pedagogiche, oggi attuali, ma precorritrici ai suoi tempi, ci consegnano un intellettuale non saccente, ma sempre vicino alle persone. Parliamo di un uomo che poteva scegliere qualsiasi strada, ma che ha scelto gli ultimi, chi non ha nessuno, chi non ha volto, chi è invisibile, chi non trova attenzione. La sua carità non si limitava a un soccorso materiale verso i più deboli: non si preoccupava solo di aiutare e di sfamare chi era nel bisogno, ma cercava di donare loro un futuro da cittadini liberi e responsabili. L’educazione, infatti, è sempre un investimento per il futuro, è capace di immaginare oggi quello che sarà domani e di crederlo possibile, anche quando non si vede ancora nulla.

Padre Marella è conosciuto per la carità, la solidarietà e l’elemosina, che lo hanno reso un simbolo indiscusso della città di Bologna. La carità per lui era il punto di arrivo di un pensiero profondo e lucido, era la scelta di una missione al fianco degli ultimi, era lo strumento di speranza per gli invisibili. Padre Marella, cristiano e sacerdote, non accettava in maniera fatalistica la povertà che, allora come oggi, condannava e condanna tante persone, ma, con fermezza, con determinazione, con grande intelligenza e progettualità, cercava e offriva delle risposte, identificandone le cause e cercando soluzioni efficaci e possibili. Don Olinto parlava poco e si coinvolgeva molto, sempre personalmente. Non si accontentava, ma cercava il molto e il meglio. Non rimandava, perché sentiva l’urgenza di fare e la necessità di dare risposte concrete, perché perdere una possibilità significa deludere le attese di qualcuno. Non voleva lasciare indietro nessuno e non poteva perdere qualcuno dei suoi piccoli. È questo il senso del suo cappello, proteso in avanti verso il passante in uno dei punti più centrali di Bologna, come a sollecitarne un gesto capace di strappare dall’indifferenza. «L’elemosina è l’eredità e la giustizia dovuta ai poveri », diceva san Francesco, e così Marella aiutava a restituire l’eredità ai suoi veri proprietari, rendendo tante persone consapevoli del bisogno degli ultimi e lasciando un segno nel cuore di tutti, con la sua autorevole e silenziosa presenza. Permetteva ai distratti passanti e ai frequentatori dei teatri cittadini di praticare un poco di giustizia e, così facendo, ha reso tutta Bologna più solidale, mostrando un Vangelo credibile, possibile, necessario.

Senza dire nulla, con la sua testimonianza concreta e tenace, conquistava tanti cuori, che ancora oggi lo ricordano con affetto e stima. Non alzava l’indice contro qualcuno, né pronunciava invettive per ottenere risultati o per far sentire in colpa. La sua forza era solo nella credibilità della sua persona e nel saper coinvolgere quanti incontrava. Padre Marella ci ricorda l’importanza della gratuità, di quel tratto dell’amore così raro, soprattutto in una generazione, com’è la nostra, abituata a calcolare tutto e a giudicare in base all’interesse e alla convenienza. L’invito ultimo di padre Marella è a dare in elemosina il proprio cuore, e così ha fatto. Da terziario francescano ha seguito l’esempio di san Francesco, regalando il proprio cuore per proteggere i più piccoli e per amare gratuitamente senza chiedere nulla in cambio. E questo non è forse quello che è chiesto anche a noi? Certo, perché la carità, cioè l’amore, non invecchia mai con il passare degli anni. La sua carità era fatta di intelligenza, di sapienza umana, di pensiero, di ricerca, sempre con al centro l’amore per la persona. Le persone per don Marella non erano mai dei numeri, degli oggetti o delle pratiche da disbrigare, ma erano i suoi cari. I suoi ragazzi, in questo modo, smettevano di essere orfani e diventavano veri figli. Marella, infatti, è stato soprattutto un padre, come ogni cristiano è chiamato ad essere un padre e un fratello per i poveri e per il prossimo, per chi non ha voce e per chi non ha futuro.

Marella ha indossato l’abito bellissimo della povertà e dell’amore per il prossimo, quella veste candida che indossano quanti sono e saranno davanti al trono dell’Agnello. La sua testimonianza ci insegna a non accettare mai la povertà come se non ci riguardasse, come se fosse una colpa del povero, e ci insegna a non sentirci a nostro agio nell’indifferenza. II suo esempio ci interroga e ci stimola ad accogliere il dono della nostra salvezza, dando in elemosina il nostro cuore e liberandoci dal nostro orgoglio. Padre Marella ci insegna a farci mendicanti, a chiedere e a donare solidarietà, a rifiutare l’indifferenza di fronte al dolore degli altri. Tutta la vita di Olinto Marella è un dono che ci invita, con dolce fermezza e credibile autorità, a tornare all’essenziale, a essere attenti al prossimo, a non cedere all’indifferenza, a farci portatori di un messaggio di amore e di speranza. La testimonianza di don Marella è la scelta del futuro, segnato dalla fede, dalla speranza e della carità, senza la quale nulla conta. Padre Marella, nella difficoltà lacerante dell’incomprensione, ha reagito non smettendo di amare la Chiesa, per amore di Cristo, fino ad accettare anche una punizione dura e dolorosa come una lunga sospensione a divinis. La sua è la storia di un uomo profondo che, seppur sofferente, ha voluto restare legato alla sua Chiesa e si è rifugiato nella fede, si è abbandonato alla speranza e ha praticato la carità, che tutto racchiude. Questo è padre Marella. Carità e intelligenza. Umiltà e grandi sogni. Elemosina e amore gratuito per tutti. Educazione e pane da mangiare. Da lui impariamo a stare dalla parte dei più poveri, per stare davvero con tutti, e a non vergognarci di chiedere, per essere mano di Dio, mano di carità, mano di perdono, perché questa mano possa raggiungere ogni uomo.

Matteo Maria Zuppi è cardinale e arcivescovo di Bologna

da avvenire.it