La Chiesa della città di Rieti dalla società agricola a quella industriale e postindustriale / 2

Programma di un piano organico pastorale nuovo per un mondo in evoluzione e tentativi di aggiornamento nell’arte musicale e pittorica.

Il nucleo industriale sollecitava la chiesa di Rieti ad uscire dalla mentalità e dalla cultura contadina. La Commissione Diocesana del Mondo del Lavoro si fece promotrice di un importante dibattito pubblico, dal titolo, “Mondo del lavoro, scuola di educazione al pluralismo”, tenutosi l’8 aprile 1973 al teatro Flavio Vespasiano a cui partecipò il sindacalista Franco Marini, sottolineando: «l’importanza dell’equilibrio dei rapporti che deve esistere negli ambienti di lavoro evidenziando la posizione storica del lavoratore, il valore dello sciopero, la posizione del cattolico nei rapporti di massa e dei suoi relativi doveri».
È il periodo dei Convegni nel mese di settembre e della coscientizzazione che hanno come ideatori il vescovo Trabalzini e don Lorenzo Chiarinelli. Nasce nell’edificio del Seminario il “Centro Studi Giovanni XXIII” con lo scopo di aiutare i laici nell’approfondimento di studi biblico-teologici. Il vescoco Trabalzini, in quegli anni, si adoperò di impiantare i Cursillos e le Comunità neocatecumenali.
I Cursillos di cristianità – ricorda il quindicinale «Frontiera» – ebbero inizio il 3 novembre 1972 con cinque sacerdoti e una ventina di laici. «Non erano tempi facili! La contestazione del ’68 aveva spazzato via molte cose e fra queste anche le strutture diocesane dell’Azione Cattolica, per cui a Rieti la catechesi degli adulti era affidata alla buona volontà dei singoli sacerdoti, ma mancava un piano organico di evangelizzazione».
Il settimanale «La Voce» rievoca la nascita delle Comunità neocatecumenali a Rieti in questi termini: «nel settembre 1974, invitati da Mons. Trabalzini, alcuni catechisti della parrocchia dei Martiri Canadesi di Roma, vennero – durante il Convegno Pastorale – ad annunciare il neocatecumenato. Come risposta a questo annuncio, nel novembre dello stesso anno, iniziarono contemporaneamente due catechesi nelle parrocchie di S. Giovanni Evangelista e S. Giovanni Bosco e sorsero le prime due comunità. Ben presto altre parrocchie: S. Scolastica, S. Agostino […], S, Eusanio, Casette, S. Michele Arcangelo, Madonna dell’Orto iniziarono questo cammino di fede».
La Chiesa della città di Rieti non pensava solo al mondo del lavoro, ai convegni e agli approfondimenti teologici ma anche al miglioramento liturgico. L’otto febbraio 1975, in cattedrale, si inaugurò 15 il nuovo organo donato dalla Cassa di Risparmio di Rieti. Il parroco, mons. Emidio De Sanctis, dichiarò che il nuovo organo, con i suoi suoni, avrebbe ricordato alle generazioni future due ricorrenze importanti: il 750° anniversario della consacrazione della Basilica Cattedrale di S. Maria e la celebrazione dell’Anno Santo. Il concerto di circostanza fu eseguito dal Maestro Marco G. De Joannon, monaco vallombrosano dell’abbazia di S. Trinita in Firenze ma originario di Borgo S. Pietro di Petrella Salto.
Il consolidarsi della nuova cultura, il fermento dei cambiamenti sollecitati dal Concilio Vaticano II ricadenti nel quotidiano religioso vissuto dai fedeli, si realizzavano anche nell’arte pittorica. Il Settimanale «La Voce», nell’aprile 1976, scriveva: «Nella nuova Parrocchia della Madonna dell’Orto [da quel giorno si denominò Santa Maria Madre della Chiesa], ha suscitato tanto interesse tra gli amatori di arte moderna un pannello del pittore Lallo raffigurante la Madonna che piange per i gravi problemi sia civili che religiosi che assillano la nostra società».
Sorgevano, in quel contesto, anche chiese nuove come quella della Madonna delle Grazie ai Piani di Poggio Fidoni voluta fortemente dal parroco don Albino Dal Cin.
La legalizzazione civile del divorzio e dell’aborto spinse la Chiesa di Rieti, prima a costituire e, poi, a inaugurare il 28 novembre 1976, presso le Suore Maestre Pie di Via Pietro Boschi, un Consultorio Matrimoniale Provinciale.