La cattedra e il pastorale in continuità

La liturgia festosa e solenne dell’ordinazione di monsignor Pompili si è compiuta senza soluzione di continuità con l’insediamento sulla cattedra, che insieme con il pastorale è simbolo del mandato episcopale che si manifesta nella guida e l’insegnamento dottrinale.

La nuova sede presidenziale del Duomo reatino è stata realizzata nel 2012 dallo scultore Genti Tavanxiu, giovane e capace artista albanese che ha contribuito in passato anche all’allestimento del presbiterio della nuova chiesa di Vazia prima e della parrocchiale di Regina Pacis poi.

La seduta dall’alto e maestoso schienale, che ha sostituito il più semplice manufatto ligneo ottocentesco, un tempo rivestito di paramenti serici dei diversi colori liturgici, è modellata nel solido e compatto travertino rosso dell’Iran dal caldo timbro cromatico che ben s’armonizza con gli stucchi barocchi e i marmi neoclassici del presbiterio, installata su un basamento di pietra bianca.

Le fiancate della spalliera dai braccioli asimmetrici, di forte impatto visivo, s’incurvano arditamente suggerendo l’immagine del pastorale con la loro elegante linea spiraliforme ad imitazione del prezioso riccio in avorio custodito nel Museo Diocesano. È proprio il pastorale a rappresentare il segno dell’autorità vescovile e della missione di guida spirituale: a sottolineare la funzione catechetica e didascalica assolta dal vescovo, esso è utilizzato durante la liturgia per la processione d’ingresso e finale, la proclamazione del Vangelo, l’omelia, l’amministrazione dei Sacramenti, la benedizione.

Durante la liturgia di ordinazione, a monsignor Pompili è stato consegnato il proprio pastorale (quello del vescovo Belloli), che lo accompagnerà d’ora in avanti nella sua missione di maestro e di pastore della diocesi di Rieti. Ma i tanti fedeli che hanno affollato le chiese e i sagrati della città in festa hanno potuto ammirare l’antico pastorale (sarà usato da Pompili il 9) nel Museo aperto fino a tarda notte per la straordinaria circostanza: si tratta di un prezioso manufatto in avorio intagliato e inciso che include nel riccio le figure dell’Agnello Mistico e del dragone, simbolo del maligno, impegnati in una lotta destinata a concludersi alla fine dei tempi con il trionfo dell’Agnus Dei che porta la croce ed il vessillo della resurrezione; sulle due facce del riccio a spirale scorre l’iscrizione gotica «Ave Maria gratia plena Dominus tecum Benedicta» e «Agnus Dei qui tollis peccata mundi Miserere nobis» a rendere manifesto il mandato affidato al vescovo, che mediante il pastorale guida il popolo verso la redenzione.

Così, il rito antico ha consegnato al nuovo vescovo gli strumenti simbolo della sua missione, in continuità e in comunione con i pastori che da san Prosdocimo a monsignor Delio Lucarelli lo hanno preceduto nella prospettiva metatemporale indicata da san Pietro nella sua prima Lettera.

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Foto di Massimo Renzi.