Covid-19

La Caritas in tempo di pandemia: operatori in ascolto e attivi sul territorio

A pochi giorni dall’avvio del servizio, il Numero verde 800.94.14.25 attivato dalla Chiesa di Rieti ha già iniziato a intercettare sul territorio i bisogni suscitati dalla pandemia del coronavirus Sars-Cov-2

Cinquanta consegne, divise tra la città di Rieti e le altre zone pastorali della diocesi. A pochi giorni dall’avvio del servizio, il Numero verde 800.94.14.25 attivato dalla Chiesa di Rieti ha già iniziato a intercettare sul territorio i bisogni suscitati dalla pandemia del coronavirus Sars-Cov-2. Un impegno che si aggiunge all’attività ordinaria della Caritas e che va crescendo mano a mano che le persone prendono confidenza con il nuovo canale.

La diffusione del contagio aggredisce in modo inedito le fasce di popolazione più debole e sta innescando nuovi meccanismi di povertà. Diverse le chiamate dalla “zona rossa” di Contigliano, soddisfatte anche grazie alla collaborazione del Comune. E diffuse situazioni di bisogno sono state intercettate nell’area di Castel di Tora, nel Cicolano, nell’area del terremoto.

Con il fermo delle attività produttive, la soglia della povertà diviene una possibilità concreta per tante categorie di persone e lavoratori. Le forti limitazioni al movimento non sono prive di conseguenze economiche e non tutti godono dello stesse garanzie. Soprattutto nelle situazioni in cui regna il precariato o, peggio, l’occupazione “in nero”. Un sommerso a volte difficile da intercettare dalle amministrazioni, al quale la Caritas riesce a rispondere con forme consone ai tempi e ai bisogni. «Cerchiamo di non fornire solo beni materiali – spiega il direttore don Fabrizio Borrello – ma anche di tessere trame di prossimità e relazioni umane e sociali».

Per dare una prima risposta alla necessità di questa nuova crisi, la diocesi ha già investito circa 10mila euro in alimenti non deperibili, ma anche in prodotti per la cura della persona e della casa. Una volta verificate le necessità, la consegna viene realizzata attraverso l’impresa sociale ProMis, che provvede alla logistica, appoggiandosi alle reti di solidarietà ecclesiale. Il servizio è affidato a personale formato e provvisto di tutti i necessari presidi di sicurezza. Tra di loro, diverse persone del cratere del sisma 2016, felici di poter restituire un po’ della solidarietà ricevuta nei giorni drammatici del terremoto.

Ma non ci sono solo le povertà materiali. Ad esse si affiancano o si sovrappongono altre forme di disagio, che si fanno più rilevanti in questo tempo di forzato distanziamento sociale. Il Numero verde attivato dalla diocesi prova a dare risposte anche in questa direzione: è infatti possibile chiedere anche un aiuto spirituale, un tempo di ascolto, un colloquio per far fronte a momento di crisi. A rispondere al telefono in questi casi non sono gli operatori della Caritas, ma i religiosi della Fraternità Interobbedenziale di San Rufo. «Il problema più evidente – spiega padre Luigi Faraglia – è quello della solitudine». Quando si è soli capita che dubbi, incertezze, pensieri negativi sembrino insuperabili. A volte però, un dialogo con l’interlocutore giusto riesce a riportare tutto nella giusta prospettiva.