L’ipotesi virtuosa

Mentre gli schieramenti della politica tradizionale sembrano sempre più frammentati e incapaci di proposte coerenti, si affacciano in città movimenti che propongono di applicare pratiche “virtuose” viste altrove quale soluzione ai problemi locali.

Questo periodo caratterizzato da forti agitazioni politiche e sindacali, anche in vista delle elezioni a Sindaco nel Comune di Rieti, non è confortato da programmi che possano coinvolgere la gente in modo nuovo di fare politica.

Non vogliamo entrate nel merito della scelta e dell’utilità o meno delle primarie in una Città di modeste dimensioni, dove i nomi dei candidati sono proposti dagli organismi di partito.

Vogliamo invece rendere noti alcuni dati del nostro territorio che ci allarmano e dovrebbero coinvolgere la classe politica ad una doverosa riflessione sull’operato delle scelte fatte o di quelle che non ha fatte.

La provincia di Rieti è l’unica nel Lazio in cui il PIL diminuisce del -1,6%. La flessione, il dato è del 2010, è stata determinata dalla diminuzione notevole del monte ore lavoro sia nei servizi che nell’agricoltura. Questa dinamica ha prodotto conseguentemente meno stipendi con meno spese delle famiglie.

Ed oggi, anno 2011, la situazione con la congiuntura internazionale in atto è ancora più drammatica, con aziende in crisi, negozi che chiudono e commercianti sempre di più in difficoltà. Un contesto che sta portando le famiglie reatine a fare sempre di più ricorso al credito al consumo, dato che i risparmi ormai sono un pallido ricordo, mentre alcune fanno ricorso alla Caritas.

Da uno studio della Camera di Commercio di Rieti si evince che i tassi bancari nel nostro comprensorio sono superiori alla media nazionale. Pensavamo che il turismo potesse essere il volano per rilanciare la nostra economia, ma non decolla come dovrebbe e constatiamo che abbiamo meno presenze sia di turisti internazionali che nazionali di quanto dovremmo. Il territorio locale soffre la crisi economico–finanziaria nazionale, d’accordo, ma anche perché, crediamo, non è stato mai definito un modello di sviluppo su cui ispirare una politica di costruzione per l’avvenire delle giovani generazioni, con la valorizzazione delle risorse disponibili.

C’è una mancanza di programmazione che è sotto l’occhio vigile della popolazione, c’è molta improvvisazione che spesso genera costi e non produce effetti rilevanti di buon governo. C’è anche chi dice di poter offrire qualcosa di credibile.

Ci rivolgiamo a Paola Cuzzocrea, giornalista, Presidente del Movimento Civico “Rieti Virtuosa” per sapere come l’associazione vede le problematiche del nostro territorio.

Paola, la nostra analisi introduttiva la trova d’accordo?

Sì, i dati che Lei ha citato sono quelli dell’Osservatorio economico della provincia di Rieti realizzato ogni anno dall’Istituto Tagliacarne per conto della Camera di Commercio di Rieti. Il territorio reatino risente di quanto sta accadendo a livello nazionale e internazionale, ma è sotto gli occhi di tutti, e non solo di chi come me da anni studia questi dati per lavoro, formazione e passione, come la congiuntura negativa sia accentuata da quella “improvvisazione” e da quella “mancanza di programmazione”, da Lei sottolineata, che non solo “genera costi e non produce effetti rilevanti di buon governo”, ma che, in tempi di crisi e di tagli come questi che stiamo vivendo, rappresenta un vero e proprio danno irreversibile per i cittadini.

L’Associazione che rappresenta quale struttura si è data? E quali sono gli obiettivi che vi proponete?

Rieti Virtuosa è nata fin da subito come un Movimento partecipato “dal basso”, ossia dalla gente. Quei cittadini che non si ritrovano nei partiti o nel modo attuale di fare politica e che vogliono riprendere in mano le redini, o meglio, la responsabilità di far rinascere la propria città. Chi ci ha amministrato finora non è stato in grado di farlo bene per varie ragioni, ma soprattutto per incapacità o interessi personali, e quindi è necessario che tutti insieme ci risvegliamo e assumiamo la responsabilità di progettare il presente ed il futuro di Rieti. Rieti Virtuosa è l’occasione per farlo, in maniera apartitica e basandoci solo sulla forza delle persone che hanno veramente voglia di sognare una città amministrata con semplice “buon senso”. In questo percorso di lungo periodo, le tante persone che compongono il movimento, donne e uomini dai 16 ad oltre 80 anni con il loro bagaglio di entusiasmo, esperienza e professionalità, hanno deciso di impegnarsi direttamente anche in occasione delle prossime elezioni amministrative che si svolgeranno nella primavera 2012: presenteremo una nostra lista ed un nostro candidato sindaco, autonomi rispetto agli attuali schieramenti.

Come?

Siamo organizzati in gruppi di lavoro che stanno studiando come migliorare il benessere della collettività, sull’esempio di quanto fatto dalle amministrazioni che aderiscono all’Associazione dei Comuni Virtuosi, da cui il nome del Movimento che, a dispetto del significato letterale, è stato pensato con umiltà per impegnare noi stessi sui temi del lavoro e dell’economia, dell’ambiente, dell’urbanistica e viabilità, della partecipazione e trasparenza, della cultura, della scuola e della sanità e salute. C’è anche una buona dose di ottimismo, pensiamo quindi di essere in grado di proporre ai cittadini un programma fatto di obiettivi credibili, misurabili e raggiungibili e non un elenco di buone intenzioni inattuabili. Colgo l’occasione per invitare tutti alle nostre riunioni che si tengono ogni lunedì a partire dalle ore 18 al Lungovelino Sala Meeting, mentre per avere informazioni sulle varie iniziative è possibile inviare una email a rietivirtuosa@gmail.com o cercarci su Facebook sul profilo ed il gruppo “Rieti Virtuosa”.

Il problema lavoro è drammatico a Rieti per un solo fatto congiunturale o perché non è mai stato affrontato in modo programmatico?

La questione occupazionale a Rieti è scoppiata con la fine della Cassa del Mezzogiorno, che aveva sostenuto il decollo dell’industria locale, ma è anche vero che dal 1994 in poi i provvedimenti assunti sono stati solo “tampone” ed i politici locali hanno utilizzato i lavoratori delle aziende in crisi come merce di scambio in occasione delle varie tornate elettorali, invece di mettersi a progettare seriamente come riconvertire il nucleo industriale in direzione dei nuovi settori emergenti. Ci sono filiere inesplorate, come quella legata alla raccolta differenziata dei rifiuti, che avrebbero potuto generare già da anni partnership molto positive in termini occupazionali tra pubblica amministrazione ed imprese, o altre che potrebbero essere potenziate come quelle legate alle energie rinnovabili, in particolare nel fotovoltaico. Ma penso anche a quei settori su cui tutti dicono di voler puntare, ossia i “prodotti tipici” ed il turismo. Per farlo bene non ci si può improvvisare, la programmazione è fondamentale e bisogna uscire dalla logica del ‘breve periodo’ tipica di quei politici che sono in perenne campagna elettorale. È invece importante investire seriamente sulle prospettive del mercato romano e su quelli internazionali, sulla qualità delle produzioni e delle strutture ricettive, sapendo che si tratta di un lavoro capillare e continuativo, che deve coinvolgere una rete di piccole e piccolissime realtà con tante potenzialità e, in genere, con poche risorse per farcela da sole.

Come crede che questa città possa cambiare dando un futuro ai giovani?

Si può fare ed anche in questo senso è fondamentale che la Pubblica Amministrazione dialoghi positivamente con il mondo economico. Una partnership in cui è decisiva anche la presenza dell’università e dei centri di ricerca del territorio che non riescono ad esprimere tutta la loro potenzialità perché isolati tra loro, mentre è necessario adottare fin da subito logiche di rete in grado di fare di questi “gioielli” delle fonti di sviluppo economico. Si pensi al CRA (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura), al Centro Appenninico Carlo Jucci, al Parco Scientifico e tecnologico dell’Alto Lazio, ed alla stessa Sabina Universitas. Ecco che allora si possono promuovere start-up di impresa rivolte ai giovani in particolari settori, ancora una volta facendo rete con quanto esiste già a Rieti, ossia l’incubatore del Bic Lazio. C’è poi tutta quella parte di attività che potrebbe essere promossa attraverso le imprese sociali, di cui in questo territorio la politica non parla mai, mentre si limita a plaudire le iniziative di volontariato meritevoli. Le imprese sociali, disciplinate dal nostro ordinamento giuridico, offrono beni e servizi di utilità sociale senza perseguire il profitto ma mantenendo l’equilibrio di bilancio, sono gestite democraticamente con il coinvolgimento degli stakeholder interni ed esterni, garantiscono la partecipazione degli utenti finali alla valutazione dei risultati, ed effettuano una rendicontazione sociale. In questo scenario il Comune, lo ripeto, può fare tanto per promuovere nuova occupazione, solo che finora chi ha amministrato si è limitato a vedere quanti posti di lavoro poteva generare all’interno dell’Ente. Un po’ poco per le esigenze occupazionali di Rieti, per le tante idee che si potrebbero sviluppare, per i tanti giovani che hanno investito sulla propria formazione professionale e che non possono immaginare il proprio futuro ad elemosinare una borsa lavoro di qualche mese in Comune.

Ha fiducia in questa classe politica?

Non ho motivi per averne. La trovo in molti casi imbarazzante, poco preparata, fatta di persone che hanno preso la politica per un lavoro fine a se stesso e non un servizio da rendere alla collettività. Ritengo che i cittadini possano, organizzandosi, perseguire con efficacia ed efficienza il miglioramento della società portando ad un rinnovamento della classe politica e del modo di fare politica.

L’acqua, i rifiuti, le biomasse, la sanità non meriterebbero maggiore attenzione?

Sicuramente sì. Sono temi sensibili, riguardano i diritti fondamentali delle persone a vivere dignitosamente. Ma l’ottica speculativa assunta da chi ha gestito i primi tre fattori finora (acqua, rifiuti e biomasse) e quella miope di chi ha amministrato la sanità azzerando la prevenzione a vantaggio delle più dispendiose fasi della cura e dell’emergenza, stanno decretando giorno dopo giorno l’impossibilità di garantire beni e servizi primari alla popolazione. Anche se molte dinamiche vanno oltre il contesto locale, c’è una grande responsabilità della politica reatina nell’aver accettato passivamente o nell’aver fatto finta di non vedere dinamiche pericolosissime. Su questi temi il Movimento Rieti Virtuosa si è impegnato fin da subito con grande determinazione per dare informazione ai cittadini, lasciati in molti casi completamente all’oscuro su quanto stava accadendo, e per fare pressione sulle istituzioni regionali, provinciali e comunali per garantire alla gente il diritto alla salute, alla trasparenza, ai servizi essenziali per la vita.

Quale funzione dovrebbe avere l’università?

Importantissima, come luogo di ricerca, di scambio, di crescita. Come fulcro di reti innovative, come trait d’union tra il mondo dell’impresa e quello della formazione.