Cultura

Jatta: le cornici “ritrovate” e la Pala Oddi restaurata

Alla vigilia della riapertura dei Musei Vaticani il direttore, Barbara Jatta, all'Osservatore Romano racconta la straordinaria novità di un lavoro che sarà disponibile al pubblico nella Sala di Raffaello della Pinacoteca Vaticana e che ha in sé la storia degli ultimi duecentocinquant’anni

In una calda mattinata di due anni fa, nel corso di un sopralluogo a Santa Maria di Galeria – località extraterritoriale vaticana a nord di Roma dove i Musei Vaticani ed altre istituzioni della Santa Sede hanno attività e depositi – circolando fra le scaffalature di un vasto magazzino stipato di migliaia di oggetti, ho notato una grande cassa, impolverata e in disparte, che recava la scritta “cornici di Raffaello”.

La curiosità ha fatto il suo corso e qualche settimana più tardi i restauratori del Laboratorio Pitture e Materiali Lignei dei Musei hanno aperto la cassa e rinvenuto le aste di alcune cornici, di legno di cirmolo stagionato e a foglia d’oro, che abbiamo subito identificato appartenere ai celebri dipinti di Raffaello della Pinacoteca Vaticana: la Pala Oddi, la Madonna di Foligno e la Trasfigurazione.

Sappiamo che ogni epoca ha il suo gusto e le sue sensibilità estetiche. Con la storia di queste cornici “ritrovate” si possono raccontare non solo le vicende dei Musei Vaticani degli ultimi duecentocinquant’anni, ma anche offrire uno spaccato delle tendenze museografiche e di come i mutamenti di gusto influiscano sulla fruizione delle opere d’arte.

Per identificare le cornici ritrovate è stato utile il consulto della Fototeca storica dei Musei Vaticani e l’attenzione che Paola Di Giammaria, la sua responsabile, ha messo nel ricercare le fotografie degli ambienti nei quali le tavole di Raffaello sono state conservate dal 1816 ad oggi.

Il risultato sono una serie di immagini fotografiche che “raccontano” le vicissitudini subite dalle opere e dalle cornici: dalla loro esposizione nella Sala Bologna all’epoca di Papa Pio IX, allo spostamento nella nuova Pinacoteca di Pio X nel 1909, alla loro rimozione e sostituzione per la collocazione nella grandiosa Sala VIII dedicata a Raffaello, con gli arazzi della Scuola Vecchia e le tre grandi pale vaticane, della nuovissima Pinacoteca che Luca Beltrami concepì per Pio XI all’indomani della firma dei Trattati Lateranensi. Quest’ultimo, insieme a Biagio Biagetti, eliminò le cornici dorate e le sostituì con dei pesanti inquadramenti di legno di noce scuro inframezzati da un parato fiorato su fondo scuro. Le predelle furono inglobate in questo allestimento (con anche la discutibile scelta di porre al disotto della Madonna di Foligno la predella della Pala Baglioni).

Quell’allestimento fu in sede dal 27 ottobre del 1932, giorno dell’inaugurazione della Pinacoteca, sino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, quando venne considerato troppo invasivo e pesante e si decise di rimuoverlo e lasciare le tre pale senza alcuna cornice e porre le due predelle, della Pala Oddi e della Pala Baglioni, in bacheche separate.

Il minimalismo di quegli anni è stato oggi superato per un ritorno ad un allestimento ed una fruizione “antica” di questi mirabili dipinti; si è ritornati al godimento delle opere come erano state viste per secoli dagli ammiratori vaticani del grande Raffaello.

Sarebbe stato suggestivo pensare che le cornici fossero state poste sulle opere dai raffinati emissari di Napoleone, che come è noto le rimossero dagli altari dalle loro sedi originali a seguito del Trattato di Tolentino per condurle nel grandioso Museo Universale del Louvre a Parigi: la Trasfigurazione dalla Chiesa di San Pietro in Montorio sul Gianicolo a Roma, la Pala Oddi da quella di San Francesco al Prato a Perugia e la Madonna di Foligno dal Monastero delle Contesse di Foligno.

Il delicato acquerello di Benjamin Dix, raffigurante la Grande Galerie del Louvre in occasione del matrimonio dell’Imperatore con Maria Luisa d’Austria mostra delle cornici dorate molto simili a quelle ritrovate.

La consultazione degli Archivi vaticani – e di questo sono debitrice a Marta Bezzini, responsabile dell’Archivio Storico dei Musei Vaticani –  ha dimostrato che, almeno quelle della Trasfigurazione e della Madonna di Foligno, vennero realizzate o aggiustate alla fine degli anni venti dell’Ottocento, a seguito del loro rientro canoviano in Vaticano. I documenti della Computisteria del Palazzo Apostolico dell’aprile del 1928 e dell’agosto del 1833 riportano pagamenti per la realizzazione della cornice dorata della Trasfigurazione e di lavori di doratura “a oro buono” per la Madonna di Foligno. La cornice di quest’ultima sembra più antica delle altre: è napoleonica? La doratura fatta all’epoca, e non la realizzazione ex novo, potrebbe portare in quella direzione.

Non sono stati rinvenuti pagamenti per la Pala Oddi, ma soltanto quelli per la sistemazione della sua predella negli stessi anni. Le aste a foglia d’oro – sapientemente restaurate da Stefano Tombesi – che  oggi ornano il dipinto sono da ascriversi, come per quella della Trasfigurazione, ai primi decenni dell’Ottocento.

Nel corso del 2019, in previsione delle celebrazioni raffaellesche di quest’anno, si era pensato di intervenire con una pulitura sulla giovanile e peruginesca Pala Oddi, l’unica delle tre opere che non era stata oggetto di restauro negli ultimi decenni.

Grazie alla professionalità di Francesca Persegati, che dirige il Laboratorio di Restauro Pitture e Materiali Lignei dei Musei Vaticani e a Paolo Violini, che ha una lunga esperienza sui dipinti di Raffaello, è stato possibile un restauro che ha riportato in luce le cromie originali ed ha recuperato una parte dell’opera che sembrava perduta.

La Sala VIII della Pinacoteca Vaticana si presenta quindi completamente rinnovata. I sontuosi arazzi raffaelleschi raffiguranti gli Atti degli Apostoli, abilmente restaurati e dotati di una nuova ed efficace illuminazione, possono finalmente dialogare con i tre magnifici dipinti del divino Raffaello, inquadrati dalle “ritrovate” cornici dorate.

da Vatican News