Italiani nel mondo. Crisi e disoccupazione: boom di migranti verso il Regno Unito

Secondo i dati forniti dalla Fondazione Migrantes si è trattato di ben 12.933 persone, con un aumento del 71% in un anno. Seguono Germania, Svizzera, Francia, Argentina e Brasile. In totale sono 94.126 gli italiani emigrati nel corso del 2013, con un aumento del 16,1% rispetto al 2012. Considerevole la fascia tra i 35 e i 49 anni (26,8%), a riprova della gravità della crisi economica e del lavoro.

Continua la fuga degli italiani all’estero e non solo dal Meridione. Giovani e meno giovani vanno soprattutto in Europa a cercare opportunità di lavoro e possibilità di realizzare progetti di vita migliori. Partono in maggioranza dalla Lombardia (16.418) e dal Veneto (8.743), con una impennata di numeri dal Lazio (+38%) e dall’Emilia Romagna (+32,8%). La meta più ambita? Il Regno Unito. Qui si sono iscritti all’Aire, l’Anagrafe dei residenti italiani all’estero, ben 12.933 persone, con un aumento del 71% in un anno. Seguono Germania, Svizzera, Francia, Argentina e Brasile. Sono 94.126 gli italiani emigrati nel corso del 2013, con un aumento del 16,1% rispetto all’anno precedente. La maggior parte sono giovani tra i 18 e i 35 anni (36,2%) ma alta è anche la fascia tra i 35 e i 49 anni (26,8%), a riprova di come la decisione di partire sia motivata dalla crisi economica e dalla disoccupazione. Gli uomini sono il 56,3%, il 60% non sposati. È un’emigrazione altamente qualificata, visto che i laureati sono il 27,6%. Sono i dati più eclatanti emersi dalla nona edizione del Rapporto italiani nel mondo 2014 della Fondazione Migrantes, presentato oggi (7 ottobre) a Roma. Un volume di 536 pagine realizzato da 55 autori, per la prima volta a colori e in versione ebook, con uno speciale dedicato agli eventi, come l’Expo 2015 a Milano e la centesima edizione della Giornata mondiale del migrante. Tv2000, presente con il suo direttore Paolo Ruffini, ha preparato un breve video per l’occasione.

Non solo dal Sud.

Non si emigra più, dunque, solo dalle Regioni meridionali, nonostante i numeri siano ancora alti (dalla Sicilia sono partiti lo scorso anno 7.818 italiani, dalla Campania 6.249). “Un cambiamento molto importante da monitorare attentamente”, ha commentato Saverio Gazzelloni, direttore Istat per le statistiche socio-demografiche e ambientali. “È importante che in questo nuovo scenario si faccia uno sforzo per rileggere la nostra identità”, ha auspicato monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, ricordando che in Europa, contando anche 2 milioni di frontalieri e distaccati, “ben 9 milioni di persone lavorano in un Paese diverso da quello di appartenenza”. La curatrice del Rapporto Delfina Licata ha fatto notare che “la spinta verso la mobilità è data dalla necessità di trovare un posto di lavoro e realizzare di un progetto di vita che comprende anche la creazione di una famiglia”. Il sottosegretario agli Esteri con delega agli italiani nel mondo Mario Giro ha invece ribadito che “l’emigrazione italiana è stata un successo e un modello”: “Non credo alla fuga dei cervelli – ha detto -, le vere fughe sono quelle dei cristiani dall’Oriente o dei poveracci che sbarcano a Lampedusa e rischiano la vita”. Per il sociologo Mario Morcellini “il sistema comunicativo italiano è un passo indietro nella narrazione della realtà: raccontandoci prevalentemente la cronaca nera non tiene conto di questi cambiamenti sociali”.

“Le nuove partenze devono farci riflettere”.

“Le nuove partenze sono dovute alla situazione di disagio che si vive in Italia, dalla necessità di dover fare qualcosa. Questo dovrebbe farci riflettere”. È il commento al Sir di monsignor Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento e presidente della Fondazione Migrantes: “Qui i giovani non riescono a studiare come vorrebbero, a trovare lavoro, mentre all’estero ci sono possibilità maggiori”. “La Chiesa – precisa – tenta di accompagnarli attraverso le missioni e le associazioni all’estero, affinché non si sentano strappati dalla propria terra ma accompagnati in questo cammino arduo e necessario, sperando ci sia un ritorno”. Mons. Montenegro, nella cui diocesi ricade Lampedusa (dal Mediterraneo quest’anno sono sbarcate circa 130.000 persone), invita a “tener conto che il vuoto lasciato dai nostri italiani viene colmato dagli immigrati che arrivano. Molti di loro hanno titoli di studio e potrebbero in qualche modo integrare quel vuoto che si crea. Dobbiamo toglierci gli occhiali dei pregiudizi”.

Quattro milioni e mezzo di italiani nel mondo.

In totale sono 4.482.115 i residenti italiani in 186 nazioni del mondo con una crescita del 3,1% (141 mila) rispetto all‘anno scorso, del 10% se paragonato al 2010. L’Argentina è il primo Paese di residenza, con 725.005 italiani, seguita da Germania, Svizzera e Francia. Il 52,1% è di origine meridionale. I minori iscritti all’Aire al primo gennaio 2014 sono 691.222, in lieve calo rispetto all’anno precedente (673.489). Se il numero dei minori continua a decrescere, è in aumento quello delle iscrizioni per nascita: si passa dal 38,8% dell’anno passato al 39% di quest’anno. Sono in aumento anche gli over 65, che sono 878.209 (+0,8% dal 2010) e la maggior parte risiede in Sud America.