«Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza»

È negli Stati Uniti d’America, tra le montagne rocciose del Colorado, che nel 1993 i giovani cristiani del mondo si ritrovarono, convocati da Papa Giovanni Paolo II, per l’ottava GMG internazionale.

Fu un appuntamento che dette inizio ad una significativa tradizione, la celebrazione della Via Crucis per le strade di una grande città metropolitana, una testimonianza forte, che trasmise un segno concreto, pubblico e visibile della fede dei giovani presenti a Denver.

Il tema della vita, posto al centro del grande evento, venne declinato dal Pontefice in diversi modi, sia ripercorrendo quanto già indicato nelle precedenti GMG, che tenendo conto di un aspetto fondamentale, il desiderio di ogni uomo di conservare e migliorare la propria vita, costruendo un mondo migliore nel segno dell’unità, della condivisione e del rispetto reciproco. San Giovanni Paolo II, riflettendo sui tentativi di costruire un’unità politica nel corso della storia dell’umanità, rilevò, purtroppo una serie di inconcludenti risultati: «Non è possibile costruire un’unità vera e duratura mediante la costrizione e la violenza. Un simile traguardo può essere raggiunto solo costruendo sul fondamento di un comune patrimonio di valori accolti e condivisi, quali, ad esempio, il rispetto della dignità dell’essere umano, l’accoglienza della vita, la difesa dei diritti dell’uomo, l’apertura al trascendente e alle dimensioni dello spirito».

I giovani, che rappresentano la speranza su cui contare per superare i fallimenti del passato, sono, secondo il pensiero che espresse, nel messaggio preparatorio alla GMG, il grande Pontefice, capaci di rispondere a questa sfida. Lo stesso grande raduno delle GMG «vuole essere seme e proposta di una nuova unità, che trascende l’ordine politico, ma lo illumina. Esso si fonda sulla consapevolezza che solo l’Artefice del cuore umano è in grado di rispondere adeguatamente alle attese che in esso albergano».

La Giornata Mondiale della Gioventù diviene, allora, annuncio di Cristo che proclama anche agli uomini di questo secolo: «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). È per questo che le GMG non possono essere considerate un ripetitivo evento convenzionale, ma la risposta ad un’esigenza profonda della Chiesa pellegrina e missionaria, «segnano provvidenziali momenti di sosta: servono ai giovani per interrogarsi sulle loro aspirazioni più intime, per approfondire il loro senso ecclesiale, per proclamare con crescente gioia ed audacia la comune fede in Cristo, morto e risorto. Sono momenti in cui molti di loro maturano scelte coraggiose ed illuminate, che possono contribuire ad orientare l’avvenire della storia sotto la guida, insieme forte e soave, dello Spirito Santo».

Giovani che però occorre siano attenti e consapevoli delle insidie del mondo, dei “profeti ingannatori e falsi maestri”. Il Papa, a questo proposito, parlò di coloro che «condannano la creazione e, in nome di uno spiritualismo ingannevole, conducono migliaia di giovani sulle strade di una impossibile liberazione, che li lascia alla fine più soli, vittime della propria illusione e del proprio male. Apparentemente all’opposto, i maestri “dell’attimo fuggente” invitano ad assecondare ogni istintiva propensione o brama, col risultato di far cadere l’individuo in una angoscia piena di inquietudine, accompagnata da pericolose evasioni verso fallaci paradisi artificiali, come quello della droga. Ci sono pure maestri che situano il senso della vita esclusivamente nella ricerca del successo, nell’accaparramento del denaro, nello sviluppo delle capacità personali, senza riguardo per le esigenze altrui né rispetto per i valori, talora neppure per quello fondamentale della vita».

Obiettivi, questi, che non solo non saziano, ma che «spesso acuiscono ed esasperano la sete che brucia nell’anima dell’uomo». L’unica risposta alla soddisfazione di questa sete, è Gesù, colui che ha posto la sua tenda in mezzo a noi, l’autore stesso della vita. Essa non può fiorire se non tramite la donazione di sé agli altri.