Io sono la vite, voi i tralci

Anticipata con il messaggio del novembre del 1989, la quinta GMG si celebrò a livello diocesano la Domenica delle Palme dell’8 aprile del 1990. San Giovanni Paolo II ancora una volta indicò nel vangelo di Giovanni, al versetto 5 del capitolo 15, il tema centrale dell’importante appuntamento dei giovani: “Io sono la vite, voi i tralci”. Il “legame” è stato il concetto di fondo con il quale si confrontarono i fedeli delle Chiese diocesane, un aspetto chiave dal quale non si può prescindere affinché l’intera proposta cristiana abbia un senso. Nella GMG del 1989, il Papa aveva ricordato che Gesù è via, verità e vita, in quella del 1990 declina lo stesso tema sottolineandone la dimensione ecclesiale: il legame di ogni fedele con la Chiesa fondata da Cristo. Se quindi non c’è vita, né verità ne via, senza il legame, l’unione e la comunione con Gesù stesso, se non ha senso parlare di tralcio senza riferirsi alla vite, tanto meno ha senso parlare di resurrezione senza l’innesto della nostra anima nella persona di Gesù, inseriti nel cammino del popolo di Dio, la Sua Chiesa. Il Papa così si espresse: “Non si tratta di una correlazione casuale. Tra Cristo e la sua Chiesa esiste un vincolo organico assai stretto e profondo. Cristo vive nella Chiesa, la Chiesa è il mistero di Cristo vivente ed operante in mezzo a noi (…) desidero quindi invitare tutti voi ad una nuova scoperta della Chiesa e della vostra missione in essa, in quanto giovani”. È chiaramente un invito, sempre attuale, a considerare irrinunciabile la dimensione comunitaria, perché in grado di protegge dall’eccessivo intimismo e da una personalizzazione dell’esperienza di fede che conduce all’idea di un Dio a “nostra immagine”, evitando così una pericolosa forma di paganesimo a cui tutti, soprattutto i giovani, sono esposti. La Chiesa fondata su Gesù: è questa la vite, quella che assicura la vita, indica la via e conduce alla verità. La vigna, icona biblica a più riprese presentata nella Bibbia, è la Chiesa di cui il Signore, con amore, si prende cura. Il Papa esortò i giovani ad essere “(…) tralci vivi della Chiesa, siate tralci carichi di frutti! (…) essere in comunione vitale con Cristo-vite. I tralci non sono autosufficienti, ma dipendono totalmente dalla vite. In essa si trova la sorgente della loro vita. Così, nel Battesimo, ciascuno di noi è stato innestato in Cristo ed ha ricevuto gratuitamente il dono della vita nuova. Per essere tralci vivi, dovete vivere questa realtà del vostro Battesimo, approfondendo ogni giorno la vostra comunione col Signore mediante l’ascolto e l’obbedienza alla sua Parola, la partecipazione all’Eucaristia e al sacramento della Riconciliazione, e il colloquio personale con lui nella preghiera. (…) Essere tralci vivi nella Chiesa-vigna significa anche assumersi un impegno nella comunità e nella società”. Ed ecco quindi l’indicazione finale: la comunione ecclesiale è una comunione missionaria. Si tratta quindi di scoprire, comprendere e attuare il ruolo che ciascuno è chiamato a ricoprire nella Chiesa e nel mondo per l’edificazione del Regno di Dio, in cui si giustizia e perdono camminano insieme.