Io, se fossi Dio…

Nel 1980 Giorgio Gaber pubblica un disco con una sola canzone. È la dirompente “Io se fossi Dio”, un monologo in crescendo di 14 minuti, pubblicato da una piccola etichietta dopo il rifiuto della sua solita casa discografica, timorosa di conseguenze legali.

La prima stesura della canzone risale al 1978, dopo l’uccisione di Aldo Moro. Il pezzo è uno sfogo personale di uno che non ne può più della politica, del degrado, dello sfacelo del proprio Paese. E allora si immagina come un Dio vendicativo, che non solo castiga la politica che invade ogni ambito, ma punisce l’intero gusto di un’epoca.

Il testo è un capolavoro del teatro-canzone, un terremoto, uno strattone, un impulso elettrico che ti attraversa il corpo e il cervello. La canzone all’epoca fu davvero criticata, censurata, perseguitata, ma a sentirla non c’è una sola frase, non c’è una sola parola che non corrisponda ai tempi di oggi.

Gaber era un profeta? No, è più probabile che l’Italia sia ferma da anni, impantanata nel suo stagno maleodorante. E allora, ci siamo domandati, in questo tempo di crisi: «cosa farei io, cosa farebbero gli altri se fossero Dio?». O più in piccolo, cosa faremmo se avessimo un po’ del potere di sindaci, presidenti, ecc.? Come interverremmo sulla realtà? Cosa cambierebbero?

Alfonso X di Castiglia disse una volta che, se fosse stato presente al momento della creazione, avrebbe dato «qualche utile consiglio per una migliore organizzazione dell’universo».

In effetti, qualcosina da sistemare viene in mente a tutti. È una presunzione tutta umana ed un gioco che forse tutti hanno fatto, almento una volta in cuor loro («Io se fossi Dio / e io potrei anche esserlo / sennò non vedo chi» canta Gaber). E se così non fosse, noi invitiamo i nostri lettori a provarci. Ma sforzandosi di tenere davvero il “punto di vista di Dio”: uno sguardo che non lascia nulla fuori di sé. («Io se fossi Dio / non mi farei fregare dai modi furbetti della gente / non sarei mica un dilettante / sarei sempre presente. / Sarei davvero in ogni luogo a spiare / o meglio ancora a criticare / appunto cosa fa la gente»).

Chissà che come il Signor G non finiscano per concludere che «Io se fossi Dio / non mi interesserei di odio e di vendetta / e neanche di perdono / perché la lontananza è l’unica vendetta / è l’unico perdono».