Internet è servizio di pubblica utilità

Il dado è tratto negli Stati Uniti: ora norme e azioni nell’interesse generale

La Federal Communications Commission (Fcc) statunitense ha approvato la proposta, presentata dal suo presidente Tom Wheeler, in materia di neutralità della Rete. Adesso, per gli Stati Uniti, Internet è servizio di pubblica utilità (come l’acqua, ad esempio) e proprio per questo il Regolatore Usa dovrà ora realizzare un quadro di norme e di azioni nell’ottica del pubblico interesse.

L’Fcc era ormai al lavoro sul provvedimento da oltre un anno, ma il percorso è stato piuttosto accidentato. A febbraio del 2014 la Commissione predispone un primo regolamento. È la “Open Internet Order”, una proposta che avrebbe impedito agli Isp di “gestire” il traffico Internet, rallentando o bloccando l’accesso ad alcuni servizi. Ma il tentativo non va a buon fine: la Corte d’Appello del Distretto di Columbia boccia lo schema e così la Commissione si mette al lavoro per una nuova proposta. A maggio le prime indiscrezioni sulle nuove regole messe a punto dal presidente Tom Wheeler (ex-lobbista dell’industria dei contenuti via cavo), un tentativo di mediazione tra il mondo degli operatori TlcC e le .com. A luglio l’Fcc avvia una consultazione pubblica su una bozza di regolamento. “Protecting and Promoting the Open Internet” (proteggere e promuovere una internet aperta), questo il titolo della proposta di regolamento elaborata dalla Fcc, conferma le indiscrezioni trapelate nelle settimane precedenti: gli operatori di telecomunicazioni non potranno bloccare o rallentare determinati siti o servizi, ma potranno stringere accordi commerciali con i fornitori di contenuti (le .com) per garantire al loro traffico una “corsia preferenziale”.

Ovviamente, il percorso non è privo di incidenti e polemiche tra le opposte fazioni. Da un lato, gli operatori di telecomunicazioni che investono in infrastrutture e che negli ultimi anni stanno vedendo assottigliarsi sempre di più i loro margini e, dall’altro, le Corporation (soprattutto statunitensi) che con la Rete hanno costruito un business remunerativo (grazie agli investimenti degli operatori telefonici). I Big della Silicon Valley decidono addirittura di allearsi con gli attivisti in difesa della net neutrality: fino a ieri acerrimi nemici, perché ferrei oppositori delle politiche di profilazione degli utenti messe in atto dalle .com, oggi compagni di trincea contro il comune nemico. “Il nemico del mio nemico è mio amico”, recita un adagio sempre attuale. “Occupy Fcc”, è questo il nome della strana alleanza che vede protagoniste (oltre alle diverse e numerose sigle dell’attivismo on-line) ben 150 Tech company, fra cui Amazon, Google, eBay, Facebook, Twitter, Yahoo e Netflix.

Poche settimane fa, Tom Wheeler, forte dell’appoggio del presidente Obama (sostenitore della proposta dell’Fcc) presenta la sua proposta e ne annuncia l’imminente votazione da parte di tutta la Commissione. “Queste regole vieteranno le priorità a pagamento, o qualsiasi blocco o limitazione di servizi leciti – spiega Wheeler su Wired – Internet deve essere veloce, equo e aperto; questo è il messaggio che ho sentito da parte dei consumatori e gli innovatori di tutta questa nazione”.

Ora la proposta è approvata, Internet è un “servizio pubblico”: tre le conseguenze più importanti. La regolamentazione della rete da parte della Fcc si estende anche alla telefonia mobile. Le regole saranno guidate “dall’interesse pubblico”: gli utenti, nella fruizione e produzione di contenuti, non potranno essere penalizzati in base all’operatore che decidono di usare. Agli operatori sarà vietato bloccare, compromettere o rallentare il traffico in base ai contenuti, alle applicazioni o ai servizi. Infine, nessuna corsia preferenziale, da parte degli operatori, ad alcuni contenuti o servizi su internet in base a un pagamento o a un rapporto privilegiato con alcuni fornitori di contenuti.