Informazione: il digitale richiede creatività

Il mondo del giornalismo online non è mai stato così in confusione come in questo periodo. Nel Regno Unito e negli Usa si moltiplicano i tentativi dei colossi dell’informazione per governare l’innovazione. A cominciare da Donald Graham. Dopo aver venduto il “Washington Post” a Jeff Bezos (fondatore di Amazon), Graham era sparito dalla circolazione. “Donald Graham’s heart is broken”, ha il cuore spezzato per la perdita del suo amato “Washington Post”, aveva scritto David Remnick nella sua rubrica sul prestigioso “The New Yorker”. Invece, evidentemente, non si è arreso, ha asciugato le lacrime e si è rimesso in gioco. Ha fondato una propria società editoriale, la “Graham Holdings” e ha aperto “Trove”, un nuovo aggregatore di news online. L’App, una volta scaricata sui device (smartphone o tablet) permette di accedere a un menu personalizzato di notizie raccolte sulla rete.

La nuova “Social News App” è stata realizzata da Rob Malda, il re dei “nerd” americani. Nel 1997 Malda aveva fondato “Slashdot”, dal 1997 il primo e più importante sito di notizie sull’evoluzione della tecnologia dell’informatica, un punto di vista privilegiato su tutto ciò che c’è di nuovo. “Amo sapere cosa succede intorno a me: dalle notizie sulla tech alla politica al gossip sulla fantascienza – ha scritto Malda. Ma Internet è un flusso continuo di notizie. Ho bisogno di aiuto per dividere il segnale dal rumore. Adorerei starmene seduto con un giornale di carta, ma non tutto quello che c’è su un giornale mi interessa. Anche con Facebook o Twitter le cose non vanno meglio: ci sono troppe informazioni mischiate con le foto dei bambini che perdono i denti e i commenti sportivi di cui non mi importa nulla. C’è un sacco di roba in giro ma non sono le mie notizie”. La missione di “Trove” è di aiutare il lettore a trovare le storie delle persone che condividono le sue stesse passioni. “Le mie notizie non devono venire da freddi algoritmi o da una folla anonima. Con ‘Trove’ le persone vengon o sempre prima”, ha spiegato Malda. Graham è determinato e non ha paura di affrontare un settore, quello degli aggregatori di news (content discovery, lo chiamano gli addetti ai lavori), che è già molto affollato con App di tutto rispetto come “Flipboard”.

Nel Regno Unito, intanto, lo “squalo” Rupert Murdoch continua a ripetere ai suoi dirigenti che i giornali possono solo sperare di sopravvivere ancora per una decina di anni ma che poi l’informazione cambierà. Lo sa bene. Dopo aver comprato il “Times”, si è ritrovato a pagare i conti in rosso del prestigioso quotidiano londinese con i guadagni della sua Skytv e del campione della stampa popolare e gossipara, il “Sun”. A metà della settimana scorsa il giornalismo inglese è stato però scosso dalla notizia del “defenestramento” di Tony Gallagher, lo stimato direttore del “Daily Telegrapher”. Il comunicato ufficiale dell’editore è freddo ma inequivocabile: “Telegraph Media Group (Tmg) ha annunciato oggi (21 gennaio) che Tony Gallagher, il direttore di ‘The Daily Telegraph’, lascia la società in quanto la struttura si sposta alla fase successiva della propria trasformazione digitale”. Tutte le funzioni direttoriali sono state affidate a Jason Seiken, un americano esperto di digitalizzazione delle news (dal Washington Post a US Public Broadcasting) ma non a suo agio nel sofisticato ambiente giornalistico di Londra. “Dobbiamo reinventare il nostro modo di lavorare dobbiamo andare oltre al semplice mettere le notizie online. Dobbiamo diventare una parte della vita del nostro pubblico. Dobbiamo innovare per sopravvivere”, ha detto Seiken. Ma i giornalisti del “Telegraph” hanno storto la bocca per le apparenti banalità e hanno applaudito l’elegante uscita di scena del loro direttore. Lui almeno era un giornalista e sapeva distinguere una notizia da un blog, hanno sospirato molti di loro.

Il giornalismo sta veramente per cambiare. Krishna Bharat lo scorso 23 settembre ha festeggiato i primi dieci anni di vita della sua invenzione più nota, “Google News”. Sul suo account Twitter ha scritto: ecco come gli algoritmi hanno sconfitto l’industria dell’informazione. Secondo Bharat, tutti scrivono le stesse notizie, all’infinito; il futuro sarà nella moltiplicazione di punti di vista diversi e di opinioni divergenti. “Una volta che qualcosa è stato visto, quasi tutti dicono la stessa cosa. Perché non ci possono essere altri cinque modi di vedere?”, si è chiesto. “I giornalisti devono impadronirsi della tecnologia del software e, rifuggendo la somiglianza, la duplicazione e l’eccesso di offerta, essere creativi”, ha scritto lo storico inglese Richard Newbury su “Il foglio”. “Solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento”, anche sul web, ha detto Papa Francesco nel suo messaggio per la XLVIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.