Informare l’oggi

“Comunità, condivisione e conversazione”? Sì, ma anche “credibilità, creatività e contenuti”.

Macerata, nelle Marche, ha rappresentato un’altra importante tappa nel percorso della comunicazione per il mondo della Chiesa, talvolta spaventato e quasi ossessionato dal pericolo digitale. Non a caso “Abitanti digitali”, il tema della tre giorni della settimana scorsa organizzato dall’Ufficio delle Comunicazioni Sociali della Cei, ha permesso di compiere un balzo in avanti dopo “Parabole mediatiche” e “Testimoni digitali”. Anche la Chiesa si è interrogata, interpellando illustri studiosi e gente del settore, su questa realtà così variegata come quella della comunicazione per imparare ad abitare il digitale perché la rete non può essere vista come il nuovo moloch che disintegra relazioni umane e spazza via il cartaceo. Bensì è un areopago dove incontrarsi e confrontarsi, è uno spazio libero per familiarizzare e costruire un approccio con la realtà che deve adeguarsi con il contesto attuale. Ma se il futuro è delle tecnologie digitali, chi difende la carta stampata porta avanti una battaglia di Pirro?

In questo duello tra i giovani leoni dell’informatica e le vecchie volpi dell’editoria, monta l’onda del giornalismo “dal basso” con i lettori che chiedono di partecipare in maniera più attiva al flusso delle notizie: un cinguettio su Twitter, un link condiviso su Facebook, l’inchiesta fai da te di un blogger, le news di un aggregatore sono ormai più fruibili del vecchio quotidiano.

Stile vintage? Assolutamente no. È vero che il domani sarà multipiattaforma, con l’informazione digitale almeno parzialmente a pagamento. Ma sarà la qualità a vincere, il giornalismo di professione, non a buon mercato, e di certo dovrà cambiare anche il modo di lavorare del giornalista. Potenziando il sito della testata, valorizzando i blog di chi ci lavora e degli stessi collaboratori esterni con la propria capacità di animare il dibattito in rete con inchieste ed approfondimenti.

Nell’era di vetro, come definita nel libro “L’ultima notizia” dal duo Gaggi e Bardazzi, nel dominio delle tre C della comunicazione nel web, ovvero “comunità, condivisione e conversazione”, servono altre tre C, vale a dire “credibilità, creatività e contenuti”. Nell’urgenza di capire che siamo di fronte ad un bivio. Il futuro è multimediale e la carta deve sapersi fondere con il digitale, raccontare gli episodi e la vita di cronaca con modalità diverse da quelle utilizzate fino ad oggi.

A dettare ritmo e direzione non sarà la tecnologia, ma l’antropologia. Con l’uomo ancora protagonista. Perché, come ha ricordato Mons. Giuliodori, vescovo di Macerata, nella tavola rotonda conclusiva, «abitare il digitale vuol dire starci fino in fondo da uomini cristiani ed avere come modello Cristo, via, verità e vita che ci chiama a camminare da pellegrini, a cercare la verità, a creare vita piena ed autentica».

Un abitare in movimento, in sostanza, non un essere stanziale, bloccato sulla sua dimora, ma un esserci per stare in mezzo al mondo, privilegiando occasioni di confronto e di condivisione. E nello specifico valorizzando il nodo strategico degli uffici diocesani per le comunicazioni sociali.