Le infiorate: tra l’effimero e l’eterno

Effimero è ciò che passa, ma spesso sinonimo di ciò che non conta e non serve. Eterno di ciò che dura, che conta ed è utile.

Eppure lo scenario tanto antico e sempre nuovo di piazza san Pietro dona un che di eterno a quell’effimero che il V° congresso internazionale di arti effimere ha voluto donare alla città di Roma e specialmente a piazza san Pietro.

Delegazioni giunte da tutto il mondo, con una presenza prevalente di italiani, hanno saputo offrire uno spettacolo più unico che raro in via della Conciliazione, sabato 28 giugno alla vigilia di san Pietro e Paolo.

Turisti come formiche sembravano camminare senza mèta in una Roma calda e assolata, quando verso la tarda mattinata cominciano ad arrivare tir carichi di fiori e di tappeti d’erba che vengono scaricati in carrelli metallici, per essere trasportati nelle varie postazioni, segnalate da gazebo per coprire gli artisti dal sole impietoso. Un leggero venticello dà piacere ai turisti ma allarma gli operatori delle opere d’arte a fiori.

I nostri ragazzi dell’associazione Porta d’Arce si trovano proprio all’inizio di via della Conciliazione, verso la piazza del Papa, mentre il loro presidente, Valentino Iacobucci, coordina gli arrivi e la collocazione dei fiori a seconda delle postazioni delle varie delegazioni.

Istallato il gazebo blu viene stesa la matrice dell’opera, la risurrezione del Manenti, il cui affresco originale si trova nella nostra Cattedrale. Fissato a terra, si preparano le polveri colorate derivate dai vari tipi di fiori, le colle per fissare, e i ragazzi cominciano a creare.

Per ripararsi dal vento alzano una decina di centimetri di protezione: il caldo dei sampietrini comincia a lessare le ginocchia e le cosce.

Via della Conciliazione è ormai piena di baldacchini che proteggono giovani e meno giovani che sono intenti a realizzare le opere prescelte.

Si attendono ancora altri fiori; soltanto verso il pomeriggio inoltrato si potrà gustare un po’ di fresco e fino a notte fonda si lavora per avere al mattino uno spettacolo di colori che arricchisce e profuma il centro della cristianità.

Per tutta la mattina i turisti e i congressisti possono ammirare il lungo tappeto di colori destinato a durare poche ore ancora, fino alle 13 circa, dopo l’Angelus di papa Francesco, quando il vento comincerà a sfogliare petali e polveri e un fiume di gente potrà calpestare vere opere d’arte.

Un peccato, ma l’effimero è così per natura.

Proprio dove l’abbraccio delle colonne del Bernini non riesce a chiudersi il mondo ha portato i suoi fiori, le opere, le tradizioni culturali, le sensibilità.

Isaia, 40, 7-8: «Secca l’erba, il fiore appassisce quando il soffio del Signore spira su di essi. Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre. Veramente il popolo è come l’erba».

Che dire? È già scritto! Forse alla fine non c’è neppure tanta differenza tra ciò che è a Roma da secoli e ciò che è effimero, se tutto parla di bellezza, di vita, di dialogo tra popoli.

Per il nostro gruppo reatino i versetti di Isaia sono la sintesi massima: con ciò che è più effimero, come i fiori e l’erba, hanno saputo ancora una volta dare l’annuncio del Risorto, di una parola che dura sempre!