Inferno e l’apocalisse seriale

Da 13 ottobre è nelle sale Inferno terzo capitolo del sodalizio tra Dan Brown e Ron Howard, con i libri del primo trasposti cinematograficamente dal secondo e interpretati da Tom Hanks nei panni di Robert Langdon.

Stavolta il thriller gira intorno all’inferno di Dante Alighieri e alla folle piano di sterminare metà della popolazione mondiale mediante una terribile pandemia. Il miliardario ideatore del progetto lascia una scia di indizi che porteranno Langdon e la bella dottoressa Sienna Brooks (Felicity Jones) alla ricerca del pericoloso virus. Come sempre ricco di colpi di scena, questo episodio tratto dal romanzo omonimo di Dan Brown è ancora più intricato e non è facile capire chi sono i buoni e chi i cattivi per buona parte del film.

Al di là del complotto storico-letterario, un aspetto fondamentale della pellicola è la serialità “apocalittica” che caratterizza trama e linguaggio. La strage globale è vista infatti come un evento ripetibile e che anzi si è già verificato nel medioevo con la peste, portando poi al rinascimento come sua diretta conseguenza. L’intento è proprio quello di dar vita ad un nuovo periodo di rinascita al prezzo di miliardi di vite umane. Ovviamente si condanna questa visione del mondo ma la avvolge, in un certo senso, di fascino e razionalità. Troppo poco spazio è lasciato all’analisi etica di un dilemma tremendo e sconcertante.

L’altro aspetto seriale riguarda la struttura stessa del film. Langdon è maggiormente coinvolto, sia a livello fisico che sentimentale. Sembra proprio di assistere a una di quelle puntate-chiave in una serie televisiva in cui alcuni spiazzanti colpi di scena riaccendo l’interesse dei fan. Però la storia è indipendente dagli altri episodi, è una pellicola a sé. È come se il linguaggio delle serie stesse cominciando a contaminare quello cinematografico. Ovviamente c’è il legame dato dai libri, scritti dal medesimo autore, e quello del regista. Comunque potrebbe essere un segnale del rovesciamento in atto tra cinema e tv, con il primo che copia le strategie della seconda per imitarne il successo.