L’Incontro pastorale, porta per il Sinodo

Con l’Incontro pastorale di settembre, la Chiesa invita i giovani a dire come vedono se stessi ed il mondo attorno a loro, come vivono le relazioni con gli altri, il rapporto con la religione e la fede, come si collocano rispetto alle scelte di vita e quali critiche e proposte fanno

Nell’ottobre 2018 si celebrerà il Sinodo dei Vescovi sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». La Chiesa ha i giovani nel cuore e li mette al centro dell’attenzione. Papa Francesco ha accompagnato il Documento preparatorio verso il Sinodo con un lettera in cui risuonano le parole che Dio rivolse ad Abramo: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò» (Gen 12,1). È un nuovo, particolare appello per una “Chiesa in uscita”. La terra nuova, spiega Francesco, è la «società più giusta e fraterna che voi desiderate profondamente».

Perché oggi, purtroppo, il «Vattene» non ha il sapore della ricerca della libertà e della propria realizzazione, ma quello opposto della prevaricazione e dell’ingiustizia, dell’impossibilità di restare. In tanti luoghi del mondo a causa della guerra e della violenza; da noi, a Rieti, soprattutto per la mancanza di lavoro e prospettive.

A Cracovia, in apertura dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù, il Papa ha chiesto ai giovani: «Le cose si possono cambiare?». La risposata è stata un fragoroso «Sì». Un grido nato da cuori che «non sopportano l’ingiustizia», non sanno «piegarsi alla cultura dello scarto», né cedere alla «globalizzazione dell’indifferenza».

Oggi più mai è necessario ascoltare quel grido e incoraggiare i giovani a trovare la loro strada con fiducia. Un mondo migliore si costruisce grazie alla loro voglia di cambiamento e alla loro generosità. Con l’incontro pastorale, la Chiesa di Rieti desidera mettersi in ascolto della voce dei giovani, della loro sensibilità, della loro fede, ma anche dei loro dubbi e delle loro critiche. Intende ascoltare questo grido, lasciarlo risuonare nelle comunità e farlo giungere ai pastori. Per poi mettersi al fianco dei giovani, aiutarli a discernere, cioè a trovare in se stessi quali sono le scelte audaci alle quali sono chiamati, senza indugiare quando la coscienza chiede di rischiare.