L’impatto con la realtà

Quando un giornale comincia a far discutere, ad alimentare dibattiti, ad entrare in un circuito più ampio si trova di fronte ad una prova del fuoco: quella dell’impatto con la realtà esterna. Dura ma necessaria.

Non si vive per il proprio orticello. Perché se si scrive e si decide di portare avanti un progetto editoriale, bisogna anche avere chiara la strada da intraprendere e la meta da raggiungere. Con Frontiera, in questo importante scorcio storico, abbiamo subito compreso che il primo passo è quello di far conoscere la testata alla propria diocesi. Cominciare da qui. Con umiltà e schiettezza. Senza slanci autoreferenziali o prettamente localistici. La forza di un giornale, è vero, si alimenta nel locale, nella ricchezza del territorio, ma non può non avere uno sguardo più totalizzante, un’attenzione più generale per i grandi temi del presente, come stiamo affrontando in questi mesi, senza dimenticare le grandi urgenze della città e del suo comprensorio, dall’annosa questione sulla viabilità, alla raccolta differenziata o alla vicenda occupazionale. Non abbiamo pruriti da grandeur, ma abbiamo l’ambizione di far crescere queste sedici pagine, insieme alla sua gente, perché Frontiera vuole stare in mezzo alla piazza, sentirne gli umori ed i sapori, accoglierne le istanze più vere, capirne le priorità ed andare a fondo fino al cuore del problema. Eravamo consapevoli fin dall’inizio, dopo il mandato del Vescovo Delio Lucarelli, che ha voluto dare una svolta, di affrontare un cammino più impegnativo, soprattutto segnato dalla scelta al passaggio a settimanale. Un traguardo oneroso, ma che richiedeva un atto di coraggio, quasi di spregiudicatezza. Con l’intento di creare a poco a poco un gruppo di redazione motivato e appassionato a questo tipo di avventura. Valorizzando i giovani e puntando su di loro. Un nugolo di persone che crede in quello che fa, che ne intuisce il senso. E se si lavora con professionalità e rigore, e senza barriere ideologiche o steccati partitici, i risultati si vedono. Lentamente, ma si vedono. Non siamo persone che mettono in vetrina gli attesi frutti della crescita, ma siccome siamo stati provocati da una testata nazionale, ricevendo una serie di attacchi gratuiti che rasentano la falsità autentica e l’assenza di etica professionale, non possiamo non uscire allo scoperto. Frontiera sta crescendo come spirito, come mentalità ed anche come numeri: stiamo raggiungendo i 700 abbonati (e non voglio riportare i dati del passato), è stata messa a punto una serie di geniali iniziative per incrementare la campagna promozionale (come un corso gratuito di grafica per gli interessati e molto altro), molto presto anche la redazione fisicamente tornerà ad avere la sua sede (l’inaugurazione è vicina), dove i lettori potranno portare i loro articoli e parlare con i giornalisti. Con uno sforzo non piccolo, inoltre, sta riprendendo vigore anche l’aggiornamento del sito internet, che non è una copia del giornale cartaceo, ma la sua estensione, capace di dare aggiornamenti in tempo reale. La cronaca sta diventando il pane delle nostre pagine, ovvero le notizie sul centro storico, sui quartieri, sulle attività culturali e ricreative di Rieti. Sulla Chiesa della diocesi, sullo sport di casa. Una voce sul territorio. Sempre più presente e decisa. Sulla mia presenza a Rieti l’ho sempre detto che provengo da un’altra regione, non ne ho fatto mistero, ma ho cominciato ad amare questa nuova terra, la comincio a sentire mia, grazie ad amici che mi hanno accolto davvero bene e mi hanno fatto sentire a casa. Perché si può guidare un giornale anche da fuori, se sei aiutato. E io lo sono. Ho al fianco giornalisti seri e preparati con cui ci confrontiamo spesso e in tutta sincerità. È vero che dirigo una testata nelle Marche, a Fabriano ma non mi sono mai permesso di toccare questioni identiche nell’uno e nell’altro giornale. Sono due storie a sé stanti. Questo giornalismo da desk, da velina da riciclare tanto in voga tra i nostri “pennivendoli” da strapazzo non si lega al mio modo di concepire la professione. Che è e resta un atto di amore. E l’amore non è qualcosa da “copia ed incolla”. Qui non si bara. O c’è o non c’è. Si parte da un rapporto. E quando c’è, si dà tutto. È quello che stiamo facendo a Rieti. Grazie ad un rapporto sempre più vero tra Frontiera ed il suo pubblico.