Il volto mariano della Polonia

La Giornata mondiale della gioventù del 2016 porta i pellegrini di tutto il mondo nella Polonia di Karol Wojtyla, nella patria di quel Papa “venuto da molto lontano”. Durante il suo pontificato abbiamo imparato a conoscere la cultura e l’intensa devozione cristiana del popolo polacco. Suor Faustina Kowalska e la Divina Misericordia, la bianca collina di Jasna Gora, la cattedrale di Wawel sono diventate immagini familiari anche a chi non appartiene a quella terra. L’icona che più di tutte identifica la Polonia è la Madonna di Czestochowa, espressione figurativa di un diffusissimo culto mariano. Un legame antico quello con la Vergine che risale soprattutto all’epoca degli imperatori Jagelloni. Quella di Czestochowa non è la sola rappresentazione della Vergine, in realtà un’altra antica immagine mariana a Cracovia, al numero 7 di via Augustiańska, dove sorge un’ antica chiesa del XIV secolo dedicata a Santa Caterina d’Alessandria e Santa Margherita dai padri Agostiniani.

L’edificio sacro fa parte del convento agostiniano edificato nel 1363 grazie a Casimiro III il Grande, che volle un luogo per favorire la presenza dell’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino in Polonia. All’interno di questo luogo, precisamente nella cappella del chiostro, è custodita l’immagine ad affresco della “Madonna della Consolazione”. L’opera, di autore sconosciuto, risale ad un periodo compreso tra la fine del XV e l’inizio del XVI ed è un elegante gioiello compositivo in stile tardogotico-rinascimentale. Ricordiamo che Cracovia, proprio in quegli anni, fu un vivace centro di produzione artistica e di scambi culturali.
L’immagine della “Madonna della Consolazione” è abbastanza articolata: presenta al centro la Vergine con il Bambino in braccio, che viene incoronata da due angeli in volo; accanto ad essa sono posti sant’Agostino e San Nicola da Tolentino, benché le figure dei due santi appartengono ad una fase esecutiva successiva. San Nicola indossa l’abito nero agostiniano con cintura stretta in vita e sul petto reca la stella d’oro a sei punte, il volto è glabro e il capo ha la classica tonsura. Nella mano sinistra regge un’imbarcazione, forse un riferimento all’episodio miracoloso del salvataggio di una nave; nella destra invece porge un cartiglio con l’iscrizione “Iube Domine benedicere”. A questa esortazione corrisponde il cartiglio di Sant’Agostino che recita “Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria”. Il santo di Ippona è rappresentato con gli abiti vescovili e con la cintura in vita dell’Ordine, sorregge poi un bellissimo pastorale con terminazione a girale d’acanto. Infine, diversamente dalla tipica iconografica, sant’Agostino ha il volto imberbe e tratti giovanili. Il cartiglio di San Nicola esprime una richiesta di benedizione recitata prima della lodi nella liturgia delle ore, questo particolare ha fatto sì che si riconducesse la fonte iconografica dell’immagine ad un testo mariano, l’Officium Beatae Mariae Virginis, composto nel 1449 dal teologo Teodoro Weinrich.
Il committente dell’affresco fu molto probabilmente il padre agostiniano Iazajasz Boner, profondamente devoto alla Madonna e rinomato sia per la sua santità di vita sia per la sua grande cultura. Padre Boner, che divenne professore universitario a Cracovia, ogni mattina innalzava le sue preghiere dinanzi all’immagine della Vergine e fu sempre grazie a lui che 1467 vennero concesse le indulgenze a coloro che pregavano la “Madonna della Consolazione” nel convento agostiniano. La devozione mariana di padre Iazajasz fu talmente profonda e sentita che i suoi confratelli, alla sua morte avvenuta nel 1471, vollero che la tomba del confratello venisse posta sull’altare della cappella. E così tanto l’immagine della Madonna della Consolazione quanto la figura di padre Iazajasz Boner rivelano la storia della devozione mariana in quella terra polacca, così lontana eppure così vicina.