Il vescovo: «È necessario un approccio integrale alla realtà»

«Coloro che progettano edifici, quartieri, spazi pubblici e città hanno bisogno del contributo di diverse discipline, evitando la concezione magica di un mercato che risolve tutti i problemi semplicemente aumentando i profitti delle imprese e degli individui. È necessario un approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della realtà e non facendo come la politica e l’economia che tendono a scaricarsi reciprocamente le responsabilità».

È stato un ragionamento condotto a partire dall’idea che “tutto è connesso”, ripresa dalla Laudato sii, quello sviluppato dal vescovo Domenico nel dibattito tenuto il 29 febbraio al polo universitario su “Come progettare le città nell’era del global warming”.

Una «visione ecologica», quella presentata da mons. Pompili, che «sottende una visione antropologica», dalla quale consuegue «una visione progettuale che non può esserci senza una relazione alla persona. L’ambiente in cui viviamo – ricorda don Domenico – non è senza effetti per le persone che lo abitano. E anche ideare dei nuovi spazi umani non può sottrarsi al confronto con quello che si produce sulle persone che sono plasmate più di quello che si pensa dal contesto in cui trascorrono le loro giornate».