Il vescovo Domenico: «Per cambiare il mondo intorno a noi basta cominciare da sé»

È stato un ragionamento sulla conversione, e quindi sul rapporto del credente con Dio e con il prossimo, e di conseguenza con la società, quello fatto dal vescovo Domenico lo scorso 11 settembre in occasione del battesimo di un adulto nella parrocchia di Santa Barbara in Agro. Una celebrazione che il presule ha voluto presiedere anche in segno di partecipazione ai festeggiamenti in corso nella comunità parrocchiale in onore del SS.mo Crocifisso.

Prendendo le mosse dalle lettere a Timoteo, mons. Pompili ha ricordato nell’omelia che anche Paolo, «uomo geniale e dal carattere impossibile», riflette sul suo passato di «bestemmiatore, persecutore e violento» e «sulla ‘sovrabbondanza’ di Dio che lo ha riscattato dal suo stato di peccatore».

Un passo delle scritture che «dà a pensare»: «Non siamo abituati a riconoscerci peccatori. La parola stessa è stata abolita dal vocabolario corrente anche perché spesso si è male inteso la natura vera del peccato che è fondamentalmente l’incredulità, da cui provengono tutti gli altri. Ma soprattutto si è persa la capacità di mettere in discussione se stessi e di proiettare sugli altri le malefatte e il caos della società. Questo sport acido e criticone non risparmia nessuno e alimenta un’atmosfera pesante in cui le colpe sono sempre quelle degli altri, mentre noi saremmo solo le vittime di un stato degradato delle cose».

Un atteggiamento rispetto al quale la fede restituisce «una sorta di igiene mentale», una giusta prospettiva: «Il primo a dover cambiare sono io, non gli altri. Ciò che non va non è tanto quello che mi succede fuori, ma quello che mi accade dentro» ha sottolineato don Domenico, ricordando che «Solo Dio ci restituisce questa persuasione perché con la fede ci fa uscire dal nostro isolamento e ci costringe a misurarci con quello che esiste a prescindere da noi. Lui, innanzitutto, ma anche tutte le realtà differenti da noi».

È per questa via che comprendiamo «le parole taglienti del Maestro»: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”: «Quel che rimproveriamo agli altri – ha spiegato il vescovo – spesso altro non è che il nostro problema, la trave che è nel nostro occhio e che finiamo per proiettare sulla pagliuzza del fratello».

E il battesimo conferito ad un adulto «fa risplendere nella sua semplicità questo cambio di prospettiva. Per cambiare il mondo intorno a noi basta cominciare da sé». Una consapevolezza che ci dona anche «un senso di autoironia che non guasta. Ci fa prendere meno sul serio». E ci riconduce a quella «matura misura di sé», che si coglie nelle parole dell’apostolo Paolo: «Mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù».

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