Il vescovo Domenico: l’economia non può essere separata da società, lavoro e democrazia

È stato celebrato nella basilica minore di Sant’Agostino, durante la tarda mattinata di domenica 13 marzo, il Giubileo con i Lavoratori della Chiesa di Rieti. Un’occasione che ha visto il vescovo Domenico entrare nelle pieghe del sistema economico, alla ricerca delle disfunzioni del «modello di sviluppo che stiamo costruendo».

Un ragionamento che lo ha visto mettere sotto la lente «la separazione tra economia e società». Una frattura evidente nel fatto che

la ricchezza è aumentata in senso assoluto, ma la sua distribuzione non ha avuto effetti riequilibranti. L’idea propagandata da certo pensiero per cui “una marea che sale solleva tutte le barche” è stata clamorosamente smentita dai fatti. A Rieti – si dice – che ci siano molte banche. Ma perché così tante?

Ma c’è un’altra linea di faglia da correggere, ed è la separazione tra l’economia e il lavoro. «Non è più il lavoro che crea la ricchezza – ha sottolineato mons. Pompili – ma questa si autoriproduce in forme sempre più virtuali che riducono la variabile umana ad un costo emergente, da ridurre sempre di più con drastici ‘aggiustamenti strutturali’».

Nulla di sorprendente se poi si moltiplicano quelli che sognano una ‘botta di fortuna’ per vivere… senza lavorare. Talvolta non è solo il lavoro che manca, ma quell’idea di ‘mestiere’ che nella sua accezione originaria era un mix di competenza e di attività.

Don Domenico ha poi indicato un ultimo, scollamento cui prestare attenzione: «la separazione tra economia e democrazia».

Di fatto la globalizzazione dei mercati, grazie ad internet, ha largamente annullato il potere di controllo degli Stati che sono messi all’angolo e ridotti ad una funzione notarile. Non sorprende dinanzi a questo stato di cose che la riflessione di Francesco, di cui oggi ricordiamo il III anniversario dalla sua elezione, evidenzi alcuni no da realizzare: “No alla nuova idolatria del denaro”; “No a un denaro che governa invece di servire”; “No all’inequità che genera violenza” (EG, 52-60).

Il vescovo pare dire che per uscire dal pantano della crisi, della stagnazione economica, per far ripartire il mondo del lavoro, occorre la “Politica”, ovvero «l’impegno di ciascuno, dentro uno sguardo connettivo». Come insegnava don Lorenzo Milani, «il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia».

Scarica l’omelia: V domenica di quaresima (Giubileo dei lavoratori)

Foto di Massimo Renzi.

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