Il vescovo Domenico: «con il digiuno si impara a non farsi divorare»

Durante il Mercoledì delle Ceneri, mons. Domenico Pompili ha proposto un parallelo tra il tempo di Quaresima e «quella “età di mezzo” che segna la vita della donna e dell’uomo tra i 40 e i 65 anni». Una fase «di transizione in cui non si è più giovani e non si è ancora vecchi» nella quale «si alternano frustrazione e delusione, disgusto e stanchezza». L’«età di mezzo» è infatti una fase di bilanci «non sempre vincenti». Come la Quaresima, però, può essere «è un tempo di crisi, ma salutare».

Affrontate nel modo giusto, infatti, dall’«età di mezzo» come dalla Quaresima «si esce più generosi, più pensanti, più liberi».

Un risultato che si ottiene anche attraverso la pratica del digiuno, che «per Dio che non coincide con il benessere psicofisico, né solo con la solidarietà verso i poveri, ma punta ad allentare ogni pretesa vorace».

«La libertà dalle cose e dalle situazioni non ha prezzo – ha detto don Domenico – e spinge a sacrificarsi per il bene di tutti». Ma come per l’elemosina e la preghiera, l’antitodo del digiuno va vissuto per se stesso: «con l’elemosina cresce la generosità che ci fa meno rapaci; con la preghiera si cresce nel nostro mondo interiore a dispetto del decadimento di quello esteriore; con il digiuno si impara a non farsi divorare da nulla e a coltivare la propria libertà».

«Svuotandosi, sgombrandoci dal nostro io e dalle cose, tacendo e ascoltando – ha concluso il vescovo – si affina la sensibilità e si prepara lo spazio per accogliere il mistero, come suggerito nel verso di Turoldo: “Di Te si affanna questo cuore, / conchiglia ripiena della tua eco, / e infinito silenzio”».