Il vescovo: Comunicazione e Misericordia tengono unito il mondo

Comunicazione e Misericordia: un binomio che si comprende a partire dalla chiave di lettura di Papa Francesco, messa per iscritto nella sua enciclica “Laudato Sii”. Lo ha spiegato il vescovo Domenico introducendo il messaggio del pontefice in occasione della cinquantesima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ai giornalisti invitati per un momento di incontro e confronto.

A fornire la chiave è l’idea che “tutto è connesso”, presentata dall’enciclica. «Se partiamo da questa premessa – ha detto mons. Pompili – c’è una possibilità per leggere insieme questi due termini», anche perché «la Misericordia è ciò che tiene unito il mondo».

«La parola Misericordia – ha aggiunto don Domenico – nel credente evoca Dio che si china sull’umanità, ma dice anche che nel mondo, senza la possibilità di questo surplus, non si va da nessuna parte. La Misericordia è una necessità e non semplicemente un bisogno. Questa parola – che per il credente è Dio stesso – ci richiama al fatto che in realtà esistono relazioni asimmetriche».

Noi abitiamo una cultura che tende a livellare tutto. In nome dell’egualitarismo, sembrerebbe che non ci sono più differenze. Ma la Misericordia ci dice che esistono ancora le differenze. Ciò che conta è che chi sta in una posizione di forza, non la eserciti in una forma di dominio, ma appunto ispirandosi alla Misericordia.

Uno sguardo che in rapporto con la comunicazione deve essere consapevole che «l’asimmetria non è necessariamente qualcosa di negativo. Il punto è di come la si interpreta». Per fare un esempio don Domenico ha parlato della relazione tra genitore e figlio: «si può dire di tutto, ma se si nega l’asimmetria che è data dall’età, dell’esperienza e dal ruolo si finisce per non incontrare la realtà per quella che è. L’asimmetria non significa che il genitore come il padre padrone del passato debba esercitare questo come un dominio. Ma l’asimmetria rimane, anzi è la condizione perché tra genitori e figli si possa stabilire una rapporto che che sia veramente creativo».

«Non dobbiamo confondere la Misericordia con il buonismo generale, con una sorta di “liberi tutti”. No, la Misericordia – come ha detto Giacomo Poretti è l’Everest del cristianesimo, la punta più alta. Ma come ogni montagna che si rispetti si tratta di un percorso tutt’altro che scontato, che richiede una grande energia».

La prospettiva della Misericordia per gli operatori della comunicazione, può dunque essere un invito a tenersi lontani «sia dal buonismo che da uno sguardo distaccato. Perché uno sguardo che non va oltre, rischia di essere uno sguardo che in qualche modo non ci fa incontrare la realtà».

Foto di Massimo Renzi.