Il vescovo: «Camminiamo insieme e non ce ne pentiremo»

«“Quanta gioia ci date con la vostra presenza e con la vostra attività”. Così si esprimeva Paolo VI (1974) nel salutare i neocatecumenali. Si era nei primi anni ‘70. La Chiesa viveva una stagione di crisi dentro e fuori e all’anziano Pontefice non pareva vero di incontrare credenti che senza lasciarsi condizionare dal clima di incertezza che serpeggiava ovunque, avessero a cuore di riscoprire il Vangelo attraverso un percorso di iniziazione cristiana».

Lo ha ricordato il vescovo Domenico Pompili incontrando le Comunità Neocatecumenali di Rieti nella serata di martedì 27 ottobre.

«Il mio sentimento nel sapere che a Rieti ci sono ben 13 comunità – ha aggiunto don Domenico – è lo stesso di Paolo VI. Sono contento di sapere che in questi anni, da mons. Trabalzini in poi, si sia camminato in modo così deciso per rivitalizzare talune comunità parrocchiali a basso tasso di natalità della fede. Per un vescovo che comincia questa è già una buona notizia. Vorrei dire, anzi, questo è già Vangelo perché per voi non si tratta di un libro, ma di una esperienza in prima persona».

Una buona notizia perché la «domanda decisiva» per il vescovo come per ogni cristiano è: «Che cosa ha a che fare ciò che sto facendo o dicendo con l’annuncio evangelico?» Non «con l’evangelizzazione – ha sottolineato mons. Pompili – ma con il Vangelo. Perché l’evangelizzazione è una funzione della Chiesa, il Vangelo è la realtà primaria che sta alla base di tutto, va prima di ogni cosa vissuto e poi comunicato». E in questo senso «il Cammino deve tenerne conto per inserirsi dentro il vissuto di una Chiesa locale che è poi quella in cui si vive, si lavora, si gioisce, si soffre, si lotta. La Chiesa non è un’astrazione, ma vive in un determinato spazio e in un determinato tempo. Perché Dio passa attraverso la geografia e la storia, cioè attraverso le coordinate di ogni esperienza umana. In concreto, questo vuol dire sentire di appartenere alla Chiesa di Rieti. Se il Cammino è una possibilità di rivitalizzare la parrocchia, a maggior ragione è una possibilità per risvegliare la fede dentro la Chiesa locale che ci è dato di vivere».

«La vostra fede quotidiana – ha aggiunto il vescovo – irrobustisce la testimonianza di questa nostra realtà mentre si rende disponibile ai bisogni di questa realtà. Il senso della obbedienza non è un retaggio medievale che si continua a formalizzare per mantenere rapporti di buon vicinato. È una questione vitale. Solo se si ‘ascolta’ (ob-audire) si può obbedire. Diversamente ci si sentirà di volta in volta precettati, irregimentati, strumentalizzati. Tutto il contrario dell’amicizia cristiana».

«Perché dico questo? Perché se i catechisti hanno il compito di scandire il ritmo dell’iniziazione cristiana, verificandone scrupolosamente con gli scrutini l’attendibilità; ancor più spetta al vescovo verificare (episcopo significa ‘sorvegliante’) che tutto porti ad una esperienza di Chiesa. Molteplici sono le strade per incontrare il Vangelo. Nella nostra terra ci sono stati prima i benedettini, poi i francescani coi domenicani, quindi una serie di congregazioni religiose, e oggi diverse associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali. Anche il Cammino – ha ripreso mons. Pompili – è una strada che conduce alla Chiesa. E i papi hanno manifestato con chiarezza questa consapevolezza».

Ad esempio «Papa Francesco con la sua consueta schiettezza ha ripetuto in diverse occasioni il suo apprezzamento. Non senza indicare alcuni aspetti su cui insieme crescere». E se la stampa ha letto in alcune esortazioni «bastonate” al Cammino», «più di recente il Papa ha riconosciuto il grande dono della Provvidenza che siete» richiamando insieme «l’urgenza della missione che reclama una testimonianza di vita».

Sulla base di «quanto il Magistero suggerisce al più alto livello» il vescovo ha chiesto la massima cura per costruire e conservare la comunione ecclesiale nelle Chiese particolari: «In una realtà di dimensioni umane come la nostra è ancora più urgente camminare insieme. Peraltro, voi siete una realtà consistente anche dal punto di vista numerico. Sarebbe strano che non vi troviate all’incrocio di quanto la Chiesa locale vive».

Nel concreto mons. Pompili ha indicato alcune proposte a partire dal Giubileo ormai alle porte e dal periodo dell’Avvento fino ad arrivare a ridosso della Pasqua, esortando a camminare insieme «uniti dietro a Lui che è la via da seguire, di cui tutti gli altri sentieri sono un tratto che porta verso quella casa comune a cui tutti siamo destinati. Camminiamo insieme e non ce ne pentiremo».