La Chiesa dopo il sisma. Il vescovo al clero diocesano: «tenere il livello della discussione»

«Il terremoto mette a dura prova le nostre certezze abituali però ci spinge a convincerci che il tempo è superiore allo spazio, prima dello spazio da riedificare occorre pensare alle relazioni: prima delle pietre dobbiamo pensare a “ricostruire” il rapporto con le persone». Sono le parole rivolte dal vescovo Domenico ai presbiteri diocesani, ai religiosi e ai diaconi riuniti giovedì mattina alla casa Buon Pastore, nel dibattito dedicato alla situazione che, anche a livello pratico, la Chiesa reatina si trova a vivere in questo momento.

Nell’affrontare il lavoro che attende anche i pastori in questo impegno di ricostruzione, ha detto monsignor Pompili, è bene mantenere il massimo dialogo con la realtà civile, «anche se ciò può rallentarci un po’», seguendo tutte le procedure di legge per quanto riguarda lo stato degli edifici ecclesiastici colpiti dalle scosse sismiche e avendo la pazienza di seguire un ordine di priorità – come si è concordato nel “tavolo” dei vescovi delle nove diocesi coinvolte dal sisma – che cominci dal far riavere una chiesa ad ogni comunità. Inoltre, è necessario, come pastori, trasmettere un atteggiamento di fiducia e non polemico: «Noi che siamo i “leader spirituali” dobbiamo cercare di orientare il senso delle cose. Dobbiamo tenere il livello della discussione».

Allo spirito del cammino di una Chiesa “terremotata”, sarà dedicata anche la breve Lettera pastorale che Pompili consegnerà in occasione dell’incontro degli operatori pastorali di sabato 26. Presentati anche gli altri appuntamenti che si svolgeranno in Avvento: l’ormai collaudata lectio divina per i giovani, il venerdì sera a Santa Maria Madre della Chiesa, e la celebrazione comune per le parrocchie del centro storico (ma aperta a tutti) della Messa vespertina presieduta dal vescovo nelle quattro domeniche di Avvento, nella chiesa di Sant’Agostino. Reso noto anche il programma della Scuola teologica diocesana, che riparte con i corsi il venerdì pomeriggio a Palazzo San Rufo.

Per le questioni tecniche relative alle problematiche degli edifici ecclesiastici, in seguito alle scosse sismiche, è intervenuto il responsabile dell’ufficio tecnico della Curia, ing. Pierluigi Pietrolucci, chiarendo che difronte al sisma sono attive «tre funzioni per quanto riguarda i beni vincolati (e dunque le chiese): squadre di tecnici per il rilevamento dei danni e l’emissione dell’agibilità, l’eventuale messa in sicurezza delle opere d’arte (gestita dal Mibact), le opere di messa in sicurezza degli edifici». Le case canoniche «rientrano invece nel percorso ordinario». Innumerevoli gli edifici di culto che nel territorio diocesano hanno subito le conseguenze delle scosse: la Curia ne ha inviato al Ministero l’elenco assieme all’elenco delle opere d’arte ivi contenute. Sono in deposito a Cittaducale, nella Scuola Forestale, e successivamente saranno restituite alla diocesi, se non necessitano di restauro.

È stato inoltre sottolineato che tutto il processo è partito da capo a seguito delle forti scosse del 30 ottobre: «sostanzialmente si richiedono i sopralluoghi a quasi tutte le chiese della diocesi», ha spiegato Pietrolucci. E il processo sarà abbastanza lungo. Si sta allestendo una mappa interattiva in cui si individuano quattro zone della diocesi (Accumoli-Amatrice, Leonessa-Cittareale-Borbona-Posta, Rieti-Cittaducale-Antrodoco, il Cicolano) con le situazioni delle chiese già controllate e da controllare.

L’indicazione del vescovo ai sacerdoti rimane quella di attendere i controlli rispetto alla riapertura delle chiese, rimettendosi al parere delle autorità preposte, anche qualora il team dell’ufficio diocesano non avesse rilevato situazioni ostative alla riapertura.

Al neo direttore della Caritas don Fabrizio Borrello, infine, il compito di fare il punto sull’impegno caritativo nelle zone terremotate, dove il furgone della Caritas diocesana gira sin dalla mattina del 24 agosto e dove si sta continuando a gestire la solidarietà “diffusa” sul territorio.