Il Vescovo: «Chi ha fede non ha paura»

Vescovo Delio Lucarelli

Rivolgo un saluto cordiale e sincero a S.E. Mons. Lorenzo Chiarinelli e a tutti i presbìteri, ai diaconi, alle religiose e ai laici presenti a questa Messa Crismale.

Con i primi siamo accomunati dal sacramento dell’Ordine nei suoi tre gradi; con le religiose e i laici siamo accomunati dal sacerdozio battesimale: tutti siamo figli chiamati a vivere la fede nei marosi della storia, aprendo il Libro della Vita.

Nel preparare questi pensieri per la Messa del Crisma mi sono soffermato su due espressioni, che ancora non avevo avuto modo di analizzare e che vorrei costituissero il filo conduttore della riflessione, e una sorta di sottolineatura per questo anno della Fede, durante il quale sono avvenute e stanno avvenendo vicende che ci interrogano, ci preoccupano, ma che ci danno anche tanta fiducia per il futuro.

1) Aprì il Rotolo. Gesù lègge e commenta, forse come era accaduto anche altre volte e come facevano i suoi correligionari nel giorno di sabato. Il testo sottolinea questo gesto solenne di aprire il Rotolo della Toràh.

Per giungere all’oggi, vale a dire a quel compimento della Scrittura che troviamo più sotto, bisogna aprire il Libro della vita, della légge, delle profezie, delle promesse, della storia.

Aprire il Libro o il Rotolo è un gesto che si compie inavvertitamente, automaticamente, e che però ha in sé qualcosa di straordinario, di ieratico, di profondo.

Il Libro che apre Gesù non è un libro qualsiasi, è il Libro della Parola, dell’Alleanza, di quella prima Alleanza che per noi cristiani ha avuto il suo sbocco pieno e definitivo nella Nuova, inaugurata dalla presenza di Gesù tra noi, morto e risuscitato.

Aprire il Rotolo implica lasciarsi provocare da parole e concetti che ci mettono in crisi, significa anche saper andare a scavare all’indietro nelle pieghe della storia di chi ci ha preceduto, significa accogliere il rischio di un’avventura che può cambiare la nostra vita.

Il gesto dell’apertura del Rotolo, potremmo dire, è evocativo di quella dimensione della fede che è fiducia, legame con Dio, capacità di iniziare un percorso di scoperta che ci conduce all’unione con il Signore.

In questo senso l’anno della Fede dovrebbe condurre noi tutti a riaprire quel Libro, per trarne sempre nuovi insegnamenti.

Ma dovremmo anche essere capaci di insegnare ai nostri fedeli ad aprire il Libro, a non avere timore di spendere tempo, energie, impegno nell’ascolto della Parola, da attuare nella vita. Che cosa sia la fede e come si possa fare a trasmetterla non sono questioni di definizioni o di tecniche, è soprattutto una questione di esperienza vissuta, di imitazione di qualcuno che ci piace per come affronta la vita e per come crede, per come prega, per come ascolta il Signore e per come ascolta i fratelli.

Aprire il Rotolo, in qualche modo, è anche lasciarsi aprire il cuore dal Rotolo, lasciarsi travolgere da una Parola che interpella, che chiama, ma anche che chiarisce a noi l’orizzonte sicuro verso cui siamo diretti.

Sul piano pratico, più squisitamente pastorale, vi invito a promuovere incontri di approfondimento, di catechesi, di ascolto; dove fosse possibile vi invito ad attivare, anche se per brevi periodi, le “scuole della Parola”, per riscoprire la fede dove necessario, per coltivarla e rinvigorirla dove già vi è, seppure un po’ assopita, sempre ancorata alla lettura e alla meditazione della Scrittura.

2) Riavvolse il Rotolo. Abbiamo visto, sia pure per sommi capi, che il gesto dell’apertura del Rotolo porta con sé una serie di possibili letture, soprattutto di ordine spirituale, più che esegetico. Ma l’apertura che Gesù fa del Rotolo della Legge non è solo simbolica, ma ricca di contenuto e di verità.

Lì c’è la sua missione, la ragione della sua venuta. Trovò il passo di Isaia: “…il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri, la libertà ai prigionieri, la gioia agli afflitti…”. Questa è la ragione della sua venuta ed è anche la ragione della nostra missione di sacerdoti e di laici. Portare l’annuncio implica un’azione attiva che comporta un peso, una fatica, un impegno, possibile solo con l’aiuto dello Spirito, che abbiamo ricevuto nel Battesimo, nella Confermazione e, alcuni di noi, anche nel sacramento dell’Ordine sacro.

Che cosa è, dunque, la fede, se non tutto ciò che si realizza, anzi che realizzano insieme, Dio e l’uomo, in quell’intervallo spazio-temporale che va dall’apertura alla chiusura del Rotolo? Ma potremmo dire di più. La chiusura del Rotolo, il suo riavvolgimento, non è la conclusione della missione, ma se vogliamo l’inizio. È dopo quella chiusura che Gesù fa la sua “omelia”, brevissima, intensissima, dirompente: oggi questo si è avverato! Gli occhi fissi su di lui sono increduli per alcuni, forse carichi di risentimento per altri, per alcuni ancora sono curiosi, per altri ancora pieni di fiducia e di attesa.

È quanto può accadere a noi nella nostra missione tra i nostri fedeli: alla chiusura del Rotolo deve far seguito il nostro agire, la nostra spiegazione, il nostro apostolato. Ma non possiamo pensare che tutti siano animati da fiducia, da spirito di fede, da accoglienza della nostra spiegazione e della nostra testimonianza di vita. Molti ci rifiuteranno o forse ci accoglieranno più in là. Ma non dobbiamo lasciare nulla di intentato. La nostra missione dobbiamo svolgerla, poiché sarà portata a compimento solo dal Signore e secondo i suoi criteri e la sua bontà.

Carissimi, in questo anno della Fede noi abbiamo anche fatto l’esperienza di come gesti di fede possano essere variamente interpretati, in modo più o meno corretto, come quello del Pontefice Benedetto XVI che ha concluso la Sua missione formale nella Chiesa, sorprendendo tutti. Noi Gli siamo grati per quanto ha fatto durante il Suo pontificato, secondo i Suoi carismi e la Sua sensibilità, e preghiamo per Lui e con Lui. Anche Lui ha aperto il Rotolo, lo ha letto, lo ha riavvolto, ma non ha concluso la sua missione cristiana.

Chi ha fede non ha paura – diciamolo ai nostri fedeli – essa infatti ci riserva sempre delle sorprese che ci inducono ad andare avanti e ad esplorare nuovi percorsi, a tentare vie diverse per appagare il nostro desiderio di pienezza e di realizzazione. Anche la novità che rappresenta il nuovo Papa Francesco può essere sintetizzata dall’aprire e chiudere il libro: la fine di una tappa nella storia della Chiesa, forse, e un nuovo inizio molto promettente con segni eloquenti e – c’è da aspettarselo – con fatti concreti non meno dirompenti. È il Vangelo. È quel Maestro sempre presente nella Chiesa che rende possibili chiusure e nuovi inizi.

Al Papa Francesco va l’augurio della nostra Valle Santa francescana e la vicinanza con la preghiera costante e sincera per un pontificato ricco di frutti spirituali. Questi Olii che benediremo tra poco segnano quelle tappe vitali della nostra fede, dalla nascita fino alle scelte più mature e conclusive. Essi accompagnano quei gesti di apertura e di riavvolgimento del Rotolo: dal Battesimo, quando per i nuovi nati si apre veramente il libro della vita, soprattutto di quella di fede, alla Confermazione quando dovremmo essere pronti per l’annuncio in prima persona del Vangelo, alla eventuale consacrazione per il sacerdozio ministeriale, quando siamo pronti per essere consapevoli e intrepidi annunciatori della Fede e della Parola. E in fine all’Unzione dei malati, quando ormai si sta per aprire il Libro della vita eterna.

Ma allo stesso modo questi Olii accompagnano la chiusura del Libro. Il Battesimo ci fa chiudere con la vita di prima, la Confermazione dovrebbe farci chiudere con il disimpegno e la tiepidezza, l’Ordine con una vita vissuta senza radicalità, l’Unzione dei malati ci fa chiudere con la stagione “attiva” della nostra vita, per inabissarci nella vita nuova, vera, autentica.

Cari sacerdoti e diaconi, fratelli e sorelle, l’apertura e la chiusura del Rotolo è ricca di trepidazione, di incertezze, di timori, perché la fede è un porto sicuro, è vero, ma sempre con le sue criticità e infedeltà. Chiediamo al Signore di aiutarci nella missione, perché siamo fedeli servitori della Parola e della Fede, capaci di aprire e chiudere il Libro in risposta alla sua chiamata.