Il Vaticano: scoop e cerimonie trionfali

Ha fatto ascolti da record la trasmissione di La7 che ha dato conto dell’inchiesta sulla vicenda del governatorato del Vaticano.

La vicenda è esplosa a seguito del trasferimento del vescovo Viganò, che da segretario generale del governatorato si è ritrovato nunzio apostolico a Washington.

Dove starebbe lo scoop? Nelle lettere di denuncia che lo stesso prelato avrebbe indirizzato prima al cardinale Bertone e poi al Papa, nelle quali si parla di “corruzione e di prevaricazione” all’interno del piccolo Stato quanto a lavori, appalti e affidamento di incarichi.

Certo, le lettere sono vere e il Vaticano non ha smentito il loro contenuto. È piuttosto sorprendente, una fra tutte, la spesa esagerata del presepe di piazza san Pietro: 500 mila euro e passa, ridotti quest’anno a poco più di 200 mila, sempre tanti, dal virtuoso e oculato vescovo trasferito negli States, a intrattenere relazioni diplomatiche.

Quello che ci interessa è il dato relativo al lavoro. Il vescovo Viganò ha parlato di dipendenti del Vaticano demotivati per il lavoro assegnato a ditte esterne, la stessa cosa che accade in molti enti della Repubblica italiana, le cosiddette esternalizzazioni, escamotage pericoloso per creare nuove opportunità di lavoro.

Il vescovo “ragioniere” ha portato il bilancio dello Stato più piccolo del mondo da meno 8 milioni di euro a più 34 milioni: niente male, magari ci riuscisse Monti con il governo italiano!

Come ha fatto? Facendo tagli a spese inutili e superflue, facendo lavorare chi è assunto per quei compiti e riducendo gli sprechi, ma così si riduce anche il lavoro! Chissà quanti operai saranno stati licenziati o si saranno trovati senza il rinnovo del contratto, per mancanza di appalti dal Vaticano!

Una delle leggi più crudeli, ma anche più ovvie, dell’economia, dice proprio questo: uno Stato economicamente sano non è lo Stato di bengodi, ma è amministrato con la diligenza del “buon padre di famiglia”.

Al di là delle singole situazioni, la somma che deve essere tirata è questa: nel breve periodo far girare l’economia spendendo allegramente soldi crea lavoro, ma aumenta il rischio che questo lavoro sia sempre più inutile e artefatto, fino al punto che il meccanismo si inceppa e si rischia di andare tutti a casa.

Ci chiediamo, per esempio, come si possa fare a spendere 500 mila euro ogni anno per un presepio che è sempre lo stesso!

Sarebbe proprio interessante sapere se quei “sapienti” che si sono scandalizzati per il ridimensionamento del presepio della cattedrale di Rieti, si scandalizzano ugualmente per la spesa esorbitante del presepio di piazza san Pietro!

Il prurito che crea uno scandalo che ha per protagonista il cupolone non ha paragoni, se ci sono di mezzo soldi o sesso. Le trionfali cerimonie – bellissime – celebrate nella Basilica di san Pietro sembrano sbucare da altri secoli, nei quali, però, tante cose non si sapevano, per fortuna e per la buona pace delle anime semplici.