Il Tronto è minacciato dal degrado ambientale: il sindaco Pirozzi lancia l’allarme

«Laudato si’, mi’ Signore»: è con un richiamo a san Francesco che riconduce all’idea della “Terra casa comune” di papa Francesco, che il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha voluto richiamare l’attenzione sulla salute del fiume Tronto.

L’allarme

«Dopo trent’anni di abbandono da parte di tutte le istituzioni e degli Enti preposti – spiega il sindaco – versa in uno stato straordinariamente grave e l’ultima frana dei giorni scorsi, sulla Picente, strada di accesso alla Città di Amatrice, è solo l’ennesimo sintomo del degrado ambientale in cui versa». Parole accompagnate da un video-racconto: immagini che rendono con efficacia lo stato di un corso d’acqua non più tenuto in equilibrio dal lavoro agricolo, dal controllo delle rive, dalla manutenzione del sottobosco, dal taglio selettivo della vegetazione, dalla rimozione del legno morto dalle sue sponde e dal suo letto. Come a dire che la “casa comune” va curata, pulita, amata, preservata. E se i cambiamenti sociali ed economici hanno rimosso tutta la cura e la manutenzione assicurata in passato dalle popolazioni, se quello che una volta era un luogo vivo e antropizzato si è trasformato in un “fiume della memoria”, la differenza la debbono fare le Istituzioni.

Un problema generale

Il sindaco non fa dell’argomento un problema di campanile: «Vi parlo del nostro fiume Tronto, ma la situazione è la stessa per i tanti fiumi che attraversano quei paesi ‘da cartolina’ dei luoghi abbandonati più belli d’Italia. Se la caratteristica che rende indissolubile ogni politica sul turismo con il patrimonio naturalistico e paesaggistico del nostro ‘Bel Paese’ è l’ambiente, allora questo ambiente lo dobbiamo tutelare». E la tutela, oggi, è «un problema che un Sindaco non può risolvere da solo, non fosse altro per il fatto che non ha competenza amministrativa e soprattutto non ha risorse».

Ripartire dalle istituzioni

L’appello è dunque alla istituzioni: Regione, Provincia, Autorità di Bacino: dovrebbero svolgere «il ruolo di garante affinché i cittadini possano continuare a vivere nella loro terra, e possano continuare a confrontarsi con il loro passato, con le loro radici». Ma per fare questo occorre «una politica sana, capace di assumere questa sfida».

L’Italia discriminata e abbandonata

«La tutela dei territori interni e dell’ambiente è stata oggetto di una discriminazione autocratica da parte delle Istituzioni, perché se facciamo un inventario della nostra ‘Italia da cartolina’ scopriamo che ci sono luoghi che appartengono ad un’altra geografia: dei circa 8.000 comuni, secondo l’ultima rilevazione Istat, i paesi fantasma in Italia sono circa un migliaio. Mentre sono paesi per pochi intimi, circa 3.000, quelli che hanno meno di 5.000 abitanti: sono comuni spesso isolati, a rischio spopolamento, dove non di rado è difficile garantire persino diritti essenziali come l’istruzione e la salute. Una cospicua percentuale del territorio italiano – spiega il sindaco di Amatrice – è già oggi disabitato e non più coltivato, e quindi è minacciato dal degrado ambientale, un problema difficile da risolvere se non si definiscono seri programmi di tutela e manutenzioni».

Una battaglia di civiltà all’ombra della Costituzione

«L’ambiente costituisce un bene giuridico unitario di valore costituzionale primario, garantito da ben tre articoli della nostra Costituzione» conclude il Sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. «Non voglio far polemiche, però occorre essere chiari fino in fondo: ho dibattuto energicamente del grave degrado del fiume Tronto in una riunione in Prefettura con gli Enti preposti. Ho chiesto unità di intenti, ed ora attendo di sapere quali sono le intenzioni di chi amministra questa competenza. Spero, con questo video, di aver risvegliato qualche coscienza, smosso la voglia di tentare di risolvere un problema che è un problema di tutti, di noi, dei nostri figli e delle generazioni future. In questo delicato momento, faccio appello ai miei concittadini, è una battaglia di civiltà, e dobbiamo essere uniti come non mai!»