I giovani a Leonessa

Il tempo dello Spirito: la preghiera conclude la prima giornata del Meeting dei Giovani

Il vescovo Domenico: «il tempo dello Spirito è della qualità, è delle occasioni, grazie al quale diventiamo veramente noi stessi».

La dolce invocazione Veni Sancte Spiritus, che accompagna l’accensione di piccoli lumi che vengono posti dentro una boccia d’acqua (acqua e luce: i simboli dello Spirito Santo) collocata dinanzi al libro della Sacra Scrittura, avvia la preghiera con cui i giovani concludono, dopo la serata di gioco, il primo giorno del meeting a Leonessa.

Gesto che introduce la riflessione sul “tempo dello Spirito” che monsignor Pompili propone dopo la lettura delle parole di Gesù a Nicodemo riportate dall’evangelista Giovanni: “Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito”. Perché, dice il vescovo Domenico, «c’è un tempo della carne e un tempo dello Spirito. Il tempo della carne è quantitativo, invece il tempo dello Spirito è della qualità, è delle occasioni, grazie al quale diventiamo veramente noi stessi». Una differenza che, in questa prima giornata del meeting, si è potuta ben cogliere grazie agli ospiti.

Il tempo della carne, incalza monsignore, «Quello della carne ci mette a disagio, certe volte non sappiamo come passarlo», mentre esiste un tempo diverso, quando « viviamo esperienze che ci fanno sentire vivi».

Un tempo che non è né l’ieri, né il domani, ma l’oggi: «Il tempo dello Spirito è quello che è adesso, non quello che è stato né quello che verrà: noi viviamo sempre un po’ schizofrenicamente il tempo, o perché ci voltiamo indietro e guardiamo nostalgicamente quello che è stato oppure perché ci spostiamo in avanti e pensiamo che solo quando avremo raggiunto un risultato possiamo essere soddisfatti, finendo così per non vivere. Invece il tempo è quello che ci è dato adesso, qui». Quello che ci è richiesto, secondo don Domenico, è «un atteggiamento attivo: non lasciarsi vivere, non far scorrere il tempo, ma valorizzarlo al meglio. Da noi ci si aspetta qualche cosa, perché il tempo non venga semplicemente trascorso, ma venga vissuto facendo qualcosa di importante».

Di qui, dunque, l’invito a chiedersi «che cosa facciamo del tempo a nostra disposizione e interrogarci se siamo persone attive o potenzialmente passive, che si lasciano vivere oppure invece vivono».