Chiesa di Rieti

Un’occasione da non sprecare

Il vescovo: non va sprecata l’occasione che sta dietro a quanto ci è capitato tra capo e collo. È necessario superare il dolore e i problemi della pandemia, ma senza rischiare di tornare a quella normalità da cui è scaturito il dramma del coronavirus

«Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di non sprecarla»: ha fatto riferimento a questo appello al cambiamento di papa Francesco il vescovo Domenico commentando le letture durante la Messa celebrata nella mattina del 2 giugno nella parrocchia di Santa Barbara in Agro. A partire da un frammento del Siracide, La mia anima era vicina alla morte; la mia vita era giù, che «sembrano descrivere al meglio il tempo da cui stiamo faticosamente uscendo».

Mons Pompili ha notato che il tempo che stiamo attraversando è il primo in cui la nostra generazione ha davvero «sperimentato da vicino l’odore acre della morte, il senso della fine imminente, l’oscuro presagio di un precipizio da cui non potersi più risollevare». Una sensazione che per quanto sgradevole non va rimossa troppo in fretta, perché ci ha fatto riscoprire, «oltre la fragilità, la bellezza e la gratuità dell’esistenza».

Non va allora sprecata l’occasione «che sta dietro a quanto ci è capitato tra capo e collo». È necessario superare il dolore e i problemi della pandemia, ma senza rischiare di tornare a quella «normalità» da cui è scaturito il dramma del coronavirus. Un compito che può riuscire mettendosi in ascolto della Parola del Maestro. Per questo don Domenico ha sottolineato tre frasi del Vangelo. la prima è Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi, e io vi darò sollievo: come a dire che «Non sprecare questo momento è riconoscere che – ben prima della pandemia – eravamo una comunità priva di slancio, demotivata, depressa. Dobbiamo ritrovare motivi per vivere e per lottare perché non sono i giovani che sono “sdraiati”, ma noi adulti i primi che tiriamo a campare, annegando nelle dipendenze piuttosto che godendo della vita e cercando di trarre da essa sollievo, cioè la gioia di esserci e di generare vita intorno a noi».

La seconda frase è Imparate da me che sono mite e umile di cuore: «Le parole di Gesù descrivono le due qualità oggi più necessarie per uscire dalla crisi. Il mite, beninteso, non è colui che è debole, ma chi regge la durezza del momento con la coerenza del proprio vissuto. Troppi “Masanielli” poi smentiti tragicamente abbiamo visto. C’è bisogno di gente – e ce n’è – che dia il proprio contributo con stile e senza arroganza. Questa è l’umiltà del cuore di cui si ha bisogno per salvaguardare il rispetto che fa crescere».

Poiché il mio giogo è soave e leggero il mio peso: la terza frase dice che «vivere spiritualmente è la maniera umanamente più ricca che sia possibile immaginare, mentre allontanarsi da Dio vuol dire indossare una “camicia di forza” che ci costringerà a vivere in modo stressante e pesante».

Un modello lo offre proprio santa Barbara, che «di fronte alle avversità è stata mite, umile di cuore, leggera. La fede l’ha resa attraente a quel tempo e oggi per noi. Invochiamola per la nostra comunità».