Il sogno della Provincia

La Società perdona spesso il criminale, non perdona il sognatore
Oscar Wilde

Bella la fantasia di una Provincia di Rieti, di una terra unita da una comune origine, da una tradizione condivisa, da dialetti che si somigliano, da una chiara, evidente, radicata continuità territoriale.

C’era dentro il sogno di un luogo in cui tutti potevano avere un lavoro, un ambiente pulito, una società “giusta”, un futuro per i nostri giovani. Un bel sogno, condiviso, ma svanito nel nulla.

E allora sembra l’ora di svegliarsi e di agire.

Tutti si dicono interessati al problema dell’accorpamento della nostra Provincia. La classe dirigente prima degli altri. Ma nei fatti cosa ha prodotto in concreto finora?

Le infrastrutture sono le stesse da decenni. Il lavoro è sempre più precario. L’agricoltura, il turismo, l’allevamento non hanno conosciuto, sviluppo, supporto, programmazione.

Quanto è credibile che la classe politica attuale possa difendere la sorte della nostra Provincia se al suo interno è difficile trovare figure che sono state capaci di valorizzarla?

La fiducia è stata mal risposta. È stato, per l’appunto, un sogno. Quasi mai c’è stato un riscontro positivo nella vita che ogni giorno faticosamente portiamo avanti.

La corruzione, gli scandali politici sono la norma nella nostra povera Italia. E dove mancano i soldi c’è comunque l’esercizio di un potere vuoto, autoreferenziale, inutilmente burocratico.

Un po’ tutti stiamo irreparabilmente perdendo la fiducia nella classe dirigente, abituata a dire più che a fare, salvo quando hanno da fare il proprio comodo.

E insieme stiamo perdendo la fiducia nel prossimo. Un certo abbandono del sorriso, della felicità di vivere, del senso di fratellanza è sotto gli occhi di tutti. Il sogno di un futuro migliore si è fatto incubo. La situazione economica ha tramutato la realtà.

Ma è inutile lamentarsi. occorre riflettere ed agire. C’è da tutelare la nostra dignità, c’è in gioco il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Si dice: «Dove c’è potere c’è corruzione». Anche chi non ci vuole credere, deve fare i conti con la fase storica che stiamo vivendo, si ritrova a farsi smentire dalla realtà.

Ecco, forse, perché l’appello del Sindaco Petrangeli è caduto nel vuoto, è scivolato via. In pochi credono alla volontà di voler salvare il salvabile.

Forse ci si doveva attrezzare per tempo. Dare vita a iniziative efficaci e di prospettiva, non solo fare chiacchiere di salotto. Colpa dell’inerzia e dell’abitudine? Può darsi.

Ma ci conviene? Di vita ne abbiamo una sola, e stare in società delegando qualcuno a governala mentre nei fatti pensa ai propri tornaconti ha il sapore dell’ignavia e dello spreco. Almeno se ancora crediamo di essere capaci di pensare, di avere una morale, un senso di giustizia, un barlume di civiltà nel cuore.

Ripartiamo almeno da questo per trovare il coraggio di inventare un nuovo modo di fare politica.