Il Sindaco e la Tarsu: quando la politica rovista nell’immondizia

In questi giorni, estivi la mattina e autunnali il pomeriggio, la Città di Rieti con i suoi politici è impegnata a rovistare nel recente passato del Sindaco Petrangeli per la questione della tarsu (sui rifiuti) non pagata e poi pagata in ritardo su un immobile poi venduto.

Si sono levate voci autorevoli (quelle del Pdl) che hanno chiesto le dimissioni del giovane Sindaco con scarso dispiegamento di forze della maggioranza per difendere il primo cittadino, come ha argutamente sottolineato il consigliere di minoranza Andrea Sebastiani.

Si argomenta, da una parte, che come si è dimessa un ministro della Repubblica, pochi giorni or sono, perché aveva eletto residenza in una palestra per non pagare l’imu (ex ici), così si dovrebbe dimettere chi non ha pagato al proprio comune abbastanza in crisi dal punto di vista finanziario, di cui è stato consigliere di minoranza e poi Sindaco, la tassa sulla “monnezza” per anni, riparando poi, o meglio, tentando di riparare in quanto eletto alla poltrona civica più importante.

Purtroppo le pecche dell’amministrazione Petrangeli, ad un anno dall’elezione sono altre, che noi di Frontiera abbiamo anche esposto e spiegato, perfino denunciato, e riguardano la mancanza di prospettive e di progetti.

In questo ha ragione Sebastiani: il comune, privo di risorse economiche, sta promuovendo iniziative di facciata e di propaganda, come le cittadinanze onorarie e manfrine a costo zero.

Ma l’analogia con la ministra ci sembra non calzante e pretestuosa.

La ministra aveva pianificato e architettato a bella posta la cosa per non pagare cifre importanti, eleggendo la propria residenza in un luogo improbabile, quale una palestra ricavata in un capannone. E la sua sprovvedutezza e di chi l’ha consigliata in tal senso è stata tale da essere smascherata e da non poter essere difesa. L’evidenza e la malafede sono state talmente grossolane da portarla alla rinuncia, probabilmente incoraggiata dallo stesso governo proprio perché indifendibile.

La posizione del Sindaco di Rieti è diversa, perché sicuramente è diversa la consistenza economica della “malefatta”, perché potrebbe trattarsi di un errore, di una dimenticanza pur grave e della quale dovrebbe essere verificata l’effettiva malafede, se vi fosse stata.

Ma il problema, comunque, non è questo. Piuttosto è la poca chiarezza comunicativa in molti degli attori intervenuti nel dibattito, a cominciare dal Sindaco che avrebbe dovuto affidare ad un sobrio ed esplicativo comunicato stampa la spiegazione di quanto avvenuto, senza ulteriori considerazioni né sul giornalista che ha fatto il suo mestiere, né sull’opposizione che ha rovistato nella monnezza (tarsu), è il caso di dire, del Sindaco per usarla come arma politica al fine di indurlo alle dimissioni.

L’errore di comunicazione vi è stato anche in alcuni esponenti dell’opposizione che hanno azzardato paragoni improbabili e hanno voluto alzare un polverone che potrebbe rivelare tutta la sua inconsistenza. Se così fosse avrebbero ancora più torto.

Vi è anche un altro rischio in questi giudizi affrettati: quello di continuare ad inculcare nell’opinione pubblica l’idea che coloro che ricoprono cariche pubbliche o private di rilevante impatto sociale debbano essere perfetti.

Per cui si scatena ogni volta la corsa a scavare nel passato sia pubblico che privato dei cittadini e dei “primi” cittadini per coglierli in fallo.

Ma se si facesse veramente si rischierebbe troppo, perché come si dice in gergo “il più pulito c’ha la rogna”, o come direbbe il Vangelo, che ci piace di più, “chi è senza peccato scagli per primo la pietra, o la prima pietra”.

Perché non mettere una tarsu anche sulla monnezza che produciamo con il nostro rovistare politico, giornalistico, ecclesiastico, nelle pecche degli altri?

Aumenterebbero le entrate, sicuramente!