Il seme di dio e la nostra terra (Mc 4, 13-20)

Leggi e rileggi

E disse loro: “Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno”.

Medita e rifletti

Ci troviamo qui di fronte ad un bell’esempio di lavoro redazionale. In effetti la spiegazione della parabola del seminatore sembra non essere opera di Gesù ma dell’evangelista, che con grande abilità applica la parola di Gesù alla situazione della sua comunità cristiana. Egli, con mente lucida, avverte le difficoltà che la Parola incontra nel crescere in seno alla Chiesa, le individua con precisione, convinto com’è che è proprio confrontandosi con tali ostacoli che la fede deve alla fine trionfare. In questa esegesi ecclesiale, la parabola del seminatore finisce per diventare la parabola del seme e del suo destino o se si vuole la parabola del terreno e dei suoi vari gradi di fertilità. L’evangelista individua tre gravi ostacoli che impediscono alla Parola di portar frutto: Satana, le tribolazioni-persecuzioni, le preoccupazioni mondane.

L’intelligente opera di questa comunità che sa confrontarsi con la parola di Dio, per rinvenire di fronte a questo specchio tersissimo le proprie inadeguatezze, deve spronare la Chiesa di oggi e i singoli credenti a continuare quest’opera di confronto e di esame, a crescere nella capacità di autocritica dinnanzi al vangelo, per comprendere, nell’oggi della sua situazione, quali siano gli atteggiamenti, le situazioni, i modi di agire e di pensare stimmatizzati dalla parola di Gesù. Se, quando leggiamo il vangelo, lo sentiamo davvero rivolto a noi, e ci appare come un appello che ci mette con le spalle al muro, allora, ci si sente davvero messi in discussione, e nel caso specifico, chiamati ad individuare gli ostacoli che non permettono alla Parola di attecchire nel nostro cuore di credenti.

Forse, le nostre difficoltà hanno oggi, altri nomi, vestono altri panni, rispecchiano altre situazioni.

Forse, una difficoltà tutta nostra, capace di soffocare il seme della Parola, è un certo “razionalismo” che ci fa credere nella nostra logica come unico criterio di tutte le cose, impedendoci di accogliere la sconvolgente logica di Dio, spesso umanamente tanto illogica e niente affatto razionale.

Un’altra difficoltà tutta nostra è quella specie di sfiducia che ci attanaglia e ci paralizza, una sfiducia secondo la quale in un mondo come il nostro è impossibile realizzarsi come uomini e come cristiani. Si tratta insomma della convinzione, sottile e nascosta, che oggi non è possibile vivere il vangelo, ma occorre interpretarlo, accomodarlo, adattarlo. Sarebbe proprio bello e ci piacerebbe anche, inguaribili idealisti come siamo, vivere in purezza evangelica, ma sempre e di nuovo affiora, mesta e dispiaciuta, quasi a malincuore la sfiducia di cui si parlava che ci fa scuotere la testa, che soffoca i nostri ideali, che ci riporta coi piedi per terra, che ci richiama alla nostra vita spesso desolata e desolante e alla fine sterile.

C’è poi il denaro che è l’idolo di sempre, l’idolo che sorge con prepotenza dalle nostre stesse viscere. Opulenza, benessere, comodità, sicurezza economica, sono i miti di cui sembra non si possa a fare a meno e che di giorno in giorno stanno alimentando quel mostro che finirà per divorarci, ma che, intanto, già oggi, ha già divorato la Parola che ci dà la vita.

  • Riesco a comprendere che il vangelo è un appello rivolto a me, so mettermi in discussione dinnanzi alla Parola di Dio?
  • Quali sono le forze nefaste che cercano di soffocare nel mio cuore il seme della Parola? Oltre a individuarle so combatterle e ridurle all’impotenza?
  • Sono anch’io tra coloro che credono che sia impossibile vivere il vangelo? Anch’io penso che l’insegnamento di Gesù è un bel ideale, ma la vita e ben altra cosa?

Prega

Il fuoco del tuo Spirito o Dio d’amore, alimenti in me grandi ideali, sogni e speranze cui dedicare la vita, per cui lottare con passione senza mai arrendersi. La tua Parola sia per me sorgente inesauribile di vita che zampilla per placare la sete di molti, e dal seme mietuto copioso possa realizzare il pane per la fame dell’uomo.

Agisci

Dinnanzi al vangelo saprò fare autocritica, pensando che la Parola di Dio è prima di tutto rivolta a me e mi chiama a conversione.