Il ritorno del Pippo nazionalpopolare

A ottant’anni di nuovo sul piccolo schermo il conduttore più longevo della tv italiana

È poco più di una curiosità il fatto che Pippo Baudo torni in televisione a ottant’anni e più. Per certi versi, però, è anche il segno di una televisione che nonostante la moltiplicazione di canali e di palinsesti, o forse proprio in ragione di essa, più che a sperimentare nuovi formati tende a riciclare programmi e personaggi già noti, quasi a rassicurare l’immaginario collettivo sui suoi capisaldi.
Al Pippo nazionalpopolare saranno affidate la conduzione e la direzione artistica di un programma anch’esso “sempreverde”, quella “Domenica In” che, pur con qualche aggiustamento nel corso degli anni, si ripete nel pomeriggio festivo di Rai 1 dall’ormai lontano ottobre 1976 e, dunque, nella prossima edizione festeggerà i suoi quarant’anni tondi tondi. Il programma-contenitore più noto della tv nostrana, ideato e condotto inizialmente da Corrado, ha già visto Baudo protagonista dal 1979 al 1985, poi dal 1991 al 1993 e dal 2005 al 2010 insieme ad altri personaggi dello spettacolo.
Se è vero che in natura “nulla si crea e nulla si distrugge”, ancor più tangibile è il detto se si tratta del piccolo schermo. Già, perché il linguaggio audiovisivo della tv fatto di immagini, parole e suoni in fondo è sempre quello – pur se le nuove tecnologie lo rendono più efficace e a effetto – e si qualifica come una lingua che può sensibilmente mutare, ma mai venire del tutto archiviata. Di questa forma espressiva fanno inevitabilmente parte i volti dei personaggi televisivi, soggetti che proprio alla televisione devono la loro notorietà e della cui notorietà – per converso – la televisione a sua volta beneficia utilizzandoli come ancore per l’attenzione degli spettatori. Pippo Baudo è senza dubbio uno fra i personaggi più televisivamente rappresentativi, se non addirittura “il” personaggio della tv italiana per antonomasia.
Giuseppe Raimondo Vittorio – detto Pippo – Baudo, nato a Militello il 7 giugno 1936, finora ha lavorato in Rai per 54 anni. Già ai tempi del liceo classico rivela le proprie doti attoriali, mettendo in scena con un compagno la commedia “L’ex alunno” di Giovanni Mosca. Durante gli studi universitari conosce Tucci Musumeci, l’amico comico con cui intraprende la strada dello spettacolo in veste di spalla e presentatore. Come lo stesso Baudo ha spesso raccontato in televisione, la sera prima della seduta di laurea presenta il concorso di bellezza “Miss Sicilia” a Erice, ripartendo all’alba grazie a un passaggio su un furgone di frutta e verdura e arrivando a Catania appena in tempo per conseguire la laurea in Giurisprudenza.
La sua prima apparizione televisiva risale alla fine degli anni Cinquanta, quando entra come pianista e cantante nell’Orchestra Moonlight che nel 1959 su esibisce nel varietà Rai “La conchiglia d’oro” condotto da Enzo Tortora. Nei primi anni Sessanta passa alla conduzione televisiva con la “Guida degli emigranti”, “Primo piano” e il programma per ragazzi “Telecruciverba”. La svolta della sua carriera è datata 6 febbraio 1966: quel giorno la bobina con la prevista puntata del telefilm americano “Rin Tin Tin” non arriva in redazione e la Rai decide di colmare il buco in palinsesto con la messa in onda della puntata pilota di “Settevoci”; il clamoroso successo di pubblico del programma ne determina la riproposizione nelle domeniche successive e costituisce il definitivo trampolino di lancio per il conduttore, destinato a una carriera televisiva irripetibile.
Quanto Pippo Baudo abbia segnato e connotato la televisione italiana trova conferma nell’esistenza di un neologismo che da qualche anno compare stabilmente nei dizionari: baudismo. Il termine fa riferimento alla peculiare impostazione televisiva dell’artista siciliano e rimanda da un lato alla costante – se non eccessiva – presenza in televisione, dall’altro alla capacità di fare una tv popolare alla portata di tutti, tradizionalista e al contempo innovativa quel tanto che basta, adatta tanto a ogni generazione dai bambini ai nonni e, di fatto, sempre un po’ uguale a se stessa. La nuova vita televisiva di superPippo ne darà ulteriore conferma.