Il racconto dei racconti e l’equilibrio senza armonia

Un fantasy all’italiana. Giovedì 14 maggio è uscito nelle sale cinematografiche italiane “Il Racconto dei Racconti” di Matteo Garrone, il regista del film “Gomorra”. La pellicola ha partecipato anche al festival di Cannes.

Scordatevi Harry Potter o il Signore degli Anelli. È un altro mondo quello evocato da Garrone. Innanzitutto perché la fonte è diversa. Il testo a cui si ispira è infatti “lu cuntu de li cunti di” del napoletano Giambattista Basile, 50 fiabe, di cui tre nel film. Si tratta di una raccolta del Seicento per cui lontanissima dai romanzi fantasy odierni.

Anche il ritmo è lontano dalla frenetica azione dei concorrenti americani. Se costumi e ambientazioni sono curate nei minimi dettagli, si scoprono incredibili location italiane, non c’è mai quella sensazione di “esagerato” che caratterizza le produzioni hollywoodiane.

È la trama e lo spirito del film che fanno davvero la differenza. Fin dalle prime scene è chiaro che l’equilibrio regna sovrano nel mondo, a tutti i livelli. Ma si tratta di un equilibrio senza armonia. Ingiustizia e tristezza non lasciano mai veramente liberi i personaggi. Come anche una gioia del tutto cieca. È un equilibrio di estremi ed eccessi, a tratti patologico.

In questo vero universo parallelo, che però ci parla del nostro, ci sono continui rimandi simbolici. Ad esempio il sangue. E’ vita e morte, bellezza e orrore, nutrimento e disperazione. E finisce sempre per ristabilire lo stato originario, giusto o meno che sia.

La magia sembra non allontanarsi troppo dalla vita normale, anzi si incastra benissimo nei suoi consolidati meccanismi. La meraviglia esce come dalla nebbia, e mai completamente. Gli stessi mostri non sono grandiosi e quindi non del tutto assurdi. Si crea così una lente deformante, una possibilità appena fuori dalla realtà, che però ci mostra com’è nel profondo.