Il Papa a Strasburgo: le parole al Consiglio d’Europa

“LA PACE È TROPPO SPESSO FERITA”

“Il progetto dei Padri fondatori era quello di ricostruire l’Europa in uno spirito di mutuo servizio, che ancora oggi, in un mondo più incline a rivendicare che a servire, deve costituire la chiave di volta della missione del Consiglio d’Europa, a favore della pace, della libertà e della dignità umana”. Lo ha sottolineato oggi Papa Francesco nel suo discorso al Consiglio d’Europa. Per il Pontefice, “la via privilegiata per la pace” è “riconoscere nell’altro non un nemico da combattere, ma un fratello da accogliere. Si tratta di un processo continuo, che non può mai essere dato per raggiunto pienamente”. Purtroppo “la pace è ancora troppo spesso ferita. Lo è in tante parti del mondo” e “anche qui in Europa, dove non cessano tensioni. Quanto dolore e quanti morti ancora in questo continente, che anela alla pace, eppure ricade facilmente nelle tentazioni d’un tempo! È perciò importante e incoraggiante l’opera del Consiglio d’Europa nella ricerca di una soluzione politica alle crisi in atto”. La pace è “anche provata da altre forme di conflitto, quali il terrorismo religioso e internazionale”, che “è purtroppo foraggiato da un traffico di armi molto spesso indisturbato”. E poi “la pace è violata anche dal traffico degli esseri umani, che è la nuova schiavitù del nostro tempo e che trasforma le persone in merce di scambio, privando le vittime di ogni dignità”.

 “L’EUROPA RITROVI GIOVINEZZA SPIRITO”

Nel suo discorso al Consiglio d’Europa, Papa Francesco ha parlato degli “assai numerosi e attuali i temi” in cui “vi possa essere reciproco arricchimento, nei quali la Chiesa cattolica – particolarmente attraverso il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) – può collaborare con il Consiglio d’Europa e dare un contributo fondamentale”. Innanzitutto vi è “l’ambito di una riflessione etica sui diritti umani, sui quali la vostra Organizzazione è spesso chiamata a riflettere. Penso, in modo particolare, ai temi legati alla tutela della vita umana, questioni delicate che necessitano di essere sottoposte a un esame attento, che tenga conto della verità di tutto l’essere umano, senza limitarsi a specifici ambiti medici, scientifici o giuridici”. Parimenti “sono numerose le sfide del mondo contemporaneo che necessitano di studio e di un impegno comune”, a partire “dall’accoglienza dei migranti” o dal “grave problema del lavoro”. Il Pontefice auspica che “si instauri una nuova collaborazione sociale ed economica, libera da condizionamenti ideologici, che sappia far fronte al mondo globalizzato, mantenendo vivo quel senso di solidarietà e carità reciproca che tanto ha segnato il volto dell’Europa grazie all’opera generosa di centinaia di uomini e donne”, “alcuni dei quali la Chiesa cattolica considera santi”.

Costoro, nel corso dei secoli, “si sono adoperati per sviluppare il continente, tanto attraverso l’attività imprenditoriale che con opere educative, assistenziali e di promozione umana”. Per il Papa, “soprattutto queste ultime rappresentano un importante punto di riferimento per i numerosi poveri che vivono in Europa” e che “chiedono non solo il pane per sostenersi”, ma “anche di riscoprire il valore della propria vita”. “La Santa Sede – ha affermato Francesco – intende continuare la propria collaborazione con il Consiglio d’Europa, che riveste oggi un ruolo fondamentale nel forgiare la mentalità delle future generazioni di europei”. Si tratta di “compiere assieme una riflessione a tutto campo, affinché si instauri una sorta di ‘nuova agorà’, nella quale ogni istanza civile e religiosa possa liberamente confrontarsi con le altre, pur nella separazione degli ambiti e nella diversità delle posizioni, animata esclusivamente dal desiderio di verità e di edificare il bene comune”. La cultura, infatti, “nasce sempre dall’incontro reciproco, volto a stimolare la ricchezza intellettuale e la creatività di quanti ne prendono parte”. Infine, l’augurio che “l’Europa, riscoprendo il suo patrimonio storico e la profondità delle sue radici, assumendo la sua viva multipolarità e il fenomeno della trasversalità dialogante, ritrovi quella giovinezza dello spirito che l’ha resa feconda e grande”.

UNA DOPPIA SFIDA

In una società caratterizzata dall’”individualismo indifferente”, dal “culto dell’opulenza” e dalla “cultura dello scarto”, appare “l’immagine di un’Europa ferita, per le tante prove del passato, ma anche per le crisi del presente”, ha osservato Papa Francesco. Perciò, “l’Europa deve riflettere se il suo immenso patrimonio umano, artistico, tecnico, sociale, politico, economico e religioso è un semplice retaggio museale del passato, oppure se è ancora capace di ispirare la cultura e di dischiudere i suoi tesori all’umanità intera. Nella risposta a tale interrogativo, il Consiglio d’Europa con le sue istituzioni ha un ruolo di primaria importanza”. Poi “ci sono le sfide attuali del continente”. Il Pontefice ne ha menzionate due: la sfida della multipolarità e la sfida della trasversalità. “Parlare della multipolarità europea significa parlare di popoli che nascono, crescono e si proiettano verso il futuro. Il compito di globalizzare la multipolarità dell’Europa non lo possiamo immaginare con la figura della sfera – in cui tutto è uguale e ordinato, ma che risulta riduttiva poiché ogni punto è equidistante dal centro -, ma piuttosto con quella del poliedro, dove l’unità armonica del tutto conserva la particolarità di ciascuna delle parti. Oggi l’Europa è multipolare nelle sue relazioni e tensioni; non si può né pensare né costruire l’Europa senza assumere a fondo questa realtà multipolare”.

L’altra sfida è “la trasversalità”. “Se volessimo definire oggi il continente, dovremmo parlare di un’Europa dialogante che fa sì che la trasversalità di opinioni e di riflessioni sia al servizio dei popoli armonicamente uniti”, ha osservato Francesco, per il quale “nel mondo politico attuale dell’Europa risulta sterile il dialogo solamente interno agli organismi (politici, religiosi, culturali) della propria appartenenza. La storia oggi chiede la capacità di uscire per l’incontro dalle strutture che ‘contengono’ la propria identità al fine di renderla più forte e più feconda nel confronto fraterno della trasversalità”. Perciò il Papa accoglie “con favore la volontà del Consiglio d’Europa di investire nel dialogo inter-culturale, compresa la sua dimensione religiosa”. In tale logica “va compreso l’apporto che il cristianesimo può fornire oggi allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e società. Nella visione cristiana ragione e fede, religione e società sono chiamate a illuminarsi reciprocamente, sostenendosi a vicenda e, se necessario, purificandosi scambievolmente dagli estremismi ideologici in cui possono cadere. L’intera società europea non può che trarre giovamento da un nesso ravvivato tra i due ambiti, sia per far fronte a un fondamentalismo religioso” sia “per ovviare a una ragione ‘ridotta’”.

“MEMORIA, CORAGGIO E SANA UTOPIA”

Per “richiamare l’importanza dell’apporto e della responsabilità europei allo sviluppo culturale dell’umanità”, Papa Francesco è partito da un’immagine tratta da un poeta italiano del Novecento, Clemente Rebora, che in una delle sue poesie descrive un pioppo, con i suoi rami protesi al cielo, il suo tronco solido e le profonde radici che s’inabissano nella terra. “In un certo senso – ha detto – possiamo pensare all’Europa alla luce di questa immagine. Nel corso della sua storia, essa si è sempre protesa verso l’alto, verso mete nuove e ambiziose”. Ma “l’innalzarsi del pensiero, della cultura, delle scoperte scientifiche è possibile solo per la solidità del tronco e la profondità delle radici che lo alimentano”. Infatti, “per camminare verso il futuro serve il passato, necessitano radici profonde, e serve anche il coraggio di non nascondersi davanti al presente e alle sue sfide. Servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”. D’altra parte, “le radici si alimentano della verità”, che, a sua volta, “fa appello alla coscienza, che è irriducibile ai condizionamenti, ed è perciò capace di conoscere la propria dignità e di aprirsi all’assoluto, divenendo fonte delle scelte fondamentali guidate dalla ricerca del bene per gli altri e per sé e luogo di una libertà responsabile”.