Le parole del Papa

Il Papa: «Pregare affinché nel Myanmar ci sia la pace»

Al Regina Coeli della quinta Domenica di Pasqua, Francesco sottolinea l’importanza di rimanere nel Signore per testimoniare il Suo amore, in particolare verso i più poveri e sofferenti

“Rimanere”: Gesù ripete questo verbo ben sette volte nel Vangelo di oggi (Gv 15, 1-8), in cui si presenta come la vera vite e parla dei tralci uniti a Lui, sorgente della loro esistenza. “Rimanete in me e io in voi”, dice il Signore e il Papa lo ricorda, nella catechesi che precede il Regina Coeli, recitato dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico.

In Piazza San Pietro, i fedeli ascoltano Francesco che sottolinea: il rimanere in Gesù “non è un rimanere passivo, un ‘addormentarsi’ nel Signore, lasciandosi cullare dalla vita”, bensì è “un rimanere attivo e anche reciproco”. Perché i tralci senza la vite non possono fare nulla, hanno bisogno della linfa per crescere e per dare frutto; ma anche la vite ha bisogno dei tralci, perché i frutti non spuntano sul tronco dell’albero. È un bisogno reciproco, è un rimanere reciproco per dare frutto. Noi rimaniamo in Gesù e Gesù rimane in noi.

L’osservanza dei comandamenti o le opere di misericordia – continua il Papa – vengono dopo; prima di tutto è necessario essere uniti al Signore, rimanere in Lui. Non possiamo essere buoni cristiani se non rimaniamo in Gesù.

E invece con Lui possiamo tutto.

“Anche Gesù, come la vite con i tralci, ha bisogno di noi”, sottolinea Francesco, soffermandosi su un concetto che “sembra audace” e che invece si spiega con il bisogno che il Signore ha della nostra testimonianza, quella della vita cristiana.

È compito dei discepoli, è compito nostro, continuare ad annunciare il Vangelo con la parola e con le opere. E i discepoli, noi discepoli di Gesù, lo fanno testimoniando il suo amore: il frutto da portare è l’amore. Attaccati a Cristo, riceviamo i doni dello Spirito Santo, e così possiamo fare del bene al prossimo, fare del bene alla società, alla Chiesa. Dai frutti si riconosce l’albero. Una vita veramente cristiana dà testimonianza a Cristo.

Lo strumento per portare a termine questo compito, ricorda il Pontefice, è la preghiera

, dalla quale dipende “la fecondità della nostra vita”. Pensando, agendo, vedendo il mondo e le cose “con gli occhi di Gesù”, si arriva ad amare il prossimo, soprattutto il più povero e sofferente, portando nel mondo “frutti di bontà, frutti di carità, frutti di pace”. Infine, il Papa invoca l’intercessione della Vergine Maria: Colei che “è rimasta sempre pienamente unita a Gesù e ha portato molto frutto”, possa aiutarci a “testimoniare nel mondo il Signore Risorto”.

Dopo il Regina Coeli

Al termine del Regina Coeli, Francesco ricorda l’iniziativa della Chiesa birmana e esprime la sua vicinanza alla popolazione di Israele per l’incidente sul Monte Meron. Il suo pensiero va anche alla beatificazione del fedele laico, José Gregorio Hernández Cisneros, all’Associazione Meter e al Movimento politico per l’unità. Il Papa rivolge anche i suoi auguri alle Chiese che oggi, secondo il calendario giuliano, celebrano la Pasqua.

da avvenire.it